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Le vie e le piazze delle città come dei paesi piene di giovani, e non solo, che ignorano qualsiasi pittoresca coloritura delle nostre regioni, mettono in evidenza la drammatica e squallida emergenza educativa cui la pandemia sta solo dando occasione di esplodere ma che da anni ormai è in atto. La chiusura di tutte le agenzie educative laiche e religiose per i motivi ovvi legati a concreti rischi di contagio, ha lasciato libero campo ai ragazzi e ai giovani di sviluppare un senso dell’aggregazione che annulla l’idea stessa di comunità e assorbe tutto nel buco nero dell’individualismo.
Quel che conta è fuggire all’impegno e alla responsabilità di essere dentro un’umanità fatta di valori, di sentimenti, di impegno – ha aggiunto padre Tato -.
La mia impressione è che queste nuove generazioni oltre ad essere appiattite su un livello culturale inesistente e in fondo costrette a ritualizzare la bevuta e la fumata serale nei sacri luoghi della movida, siano spinte, da inspiegabili deroghe alle norme, a credere di essere molto più forti di tutto e di tutti.
A pagare le conseguenze è innanzitutto l’idea stessa di paese, di nazione e di Stato, obiettivamente oggi troppo debole per far fronte a questa emergenza etica ed educativa.
Sia chiaro che per me il problema non è politico o economico. Il mio auspicio è semmai che ognuno possa svolgere il suo lavoro e ogni lavoro, ma al tempo stesso di vedere crescere una generazione potenzialmente ricchissima di idee, di energie e di progetti, che ora appare totalmente spenta dall’assenza di chi deve educare, perché costretto a chiudere le proprie attività o perché ormai ha tirato i remi in barca.
Dopo il pensiero dei morti che la pandemia ha causato e delle grandissime sofferenze fisiche e interiori di chi si è ammalato e delle loro famiglie, quello che più mi fa soffrire è che ai giovani oggi è davvero tolta la possibilità di declinare i verbi al futuro.
A questo punto meglio tornare a scuola anche alle otto di sera…piuttosto che lasciare che le nuove generazioni crescano con l’idea che l’unica cosa da fare per ammazzare la noia è riunirsi a bere e a fumare – ha concluso padre Tato -. L’emergenza da noi è molto seria. Va oltre il lecito, fino a episodi di prostituzione per assicurarsi una bevuta o una dose di sostanze stupefacenti.
Eppure due mesi fa, eravamo quelli pronti a rivedere tutto perché avevamo capito di aver toccato il fondo. Pregherò per la comunità e per i nostri giovani soprattutto, ma a volte la preghiera non basta, ci vuole un cambio serio e vero. E questa è una di quelle situazioni”.
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