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Pubblichiamo il racconto pervenuto in redazione di un passeggero:
«Vorrei portare alla vostra attenzione quanto accaduto lunedì 11/11/2024 tra le 19 e le 22:30 sulla linea ferroviaria Palermo-Messina, in particolare nella relazione Palermo-Cefalù.
A causa di un guasto nei pressi della stazione di Altavilla Milicia, il treno R12922 delle 19:38 per Sant’Agata è stato cancellato. Veniva annunciato ai passeggeri di questo treno, tramite comunicazione sonora e il personale di Trenitalia in servizio, che avrebbero potuto usufruire del R5368 delle 20:18 per Messina. Secondo la prassi, a questo treno avrebbero dovuto essere assegnate delle fermate straordinarie per sopperire alla cancellazione.
Alle 19:45, stranamente, veniva fatto partire il RV5524 per Dittaino. Se era possibile far circolare i treni, perché allora cancellare il treno per S.Agata? Dato che dovevo raggiungere la stazione di Lascari e conoscendo l’inaffidabilità di Trenitalia, ho deciso di prendere il treno per Dittaino, così da avvicinarmi intanto a Termini Imerese.
Arrivato a Termini Imerese, ho atteso il treno R5368 monitorando la situazione su ViaggiaTreno. Il treno partiva da Palermo con 10 minuti di ritardo, alle 20:28. Sembrava quindi scongiurato il rischio di rimanere ancora in lunga attesa. Tuttavia, un capotreno di Trenitalia, che attendeva questo treno a Termini Imerese per prenderne il comando, mi informava che, contrariamente a quanto annunciato a Palermo Centrale, il treno non avrebbe effettuato le fermate straordinarie. Abbiamo però appurato che a Bagheria, Altavilla Milicia e Trabia erano state effettuate fermate straordinarie, anche se il treno cancellato per Sant’Agata non avrebbe dovuto fermarsi in quelle stazioni.
È assurdo fare un annuncio sonoro a Palermo che rassicura i viaggiatori dicendo loro che potranno usufruire del treno R5368 e poi non fare le dovute fermate straordinarie mentre se ne fanno altre che nulla c’entravano. Evidentemente ci sono abbonati di “serie A” che godono di trattamenti speciali e abbonati di “serie B”. Chi doveva raggiungere altre destinazioni come Lascari sarebbe dovuto rimanere ad aspettare per ore, nella speranza che il treno successivo partisse. Ho verificato poi che il treno successivo per Sant’Agata, alle 22:34, era ancora fermo ad Altavilla Milicia con 44 minuti di ritardo.
A seguito delle rimostranze per questa gestione caotica, illogica e discriminatoria, il capotreno è riuscito a contattare la sala operativa, ottenendo le fermate straordinarie a Lascari e Tusa. Ci invitano quindi a salire sul treno e sentiamo chiaramente il capotreno impartire al macchinista l’indicazione di fermare a Lascari e Tusa.
Sembrava tutto risolto, ma all’improvviso un nuovo colpo di scena: il treno passa dritto senza fermarsi a Lascari! Arrivati a Cefalù, increduli, furibondi e con il capotreno altrettanto stupito, abbiamo chiesto spiegazioni e ci è stato riferito che il macchinista non aveva ricevuto l’autorizzazione dalla sala operativa per la fermata a Lascari.
A quel punto, ci è stato proposto di attendere l’Intercity, con la promessa che avrebbe effettuato una fermata straordinaria a Lascari. Ma l’Intercity aveva un ritardo di oltre 100 minuti! Questo significava aspettare altre ore con il rischio di trovarci nuovamente a Termini Imerese, qualora l’Intercity avesse tirato dritto senza fermarsi a Lascari. Persa ogni fiducia in Trenitalia ed esausti fisicamente, decliniamo e decidiamo di raggiungere Lascari autonomamente.
Per la cronaca, il treno R5368 è rimasto fermo ben 13 minuti a Cefalù per ottenere l’autorizzazione alla fermata straordinaria a Tusa, un tempo che sarebbe stato sufficiente a fermare in tutte le stazioni da Palermo a Cefalù. Questo mostra chiaramente la totale disorganizzazione e incapacità di Trenitalia e RFI di gestire in modo razionale e corretto una situazione di emergenza. Questo episodio rivela una gestione scandalosa e irresponsabile, che richiede chiaramente un intervento ispettivo da parte delle autorità competenti.
Mi auguro che questa vicenda trovi spazio nella vostra testata, per stimolare una riflessione sulla gestione di un servizio pubblico essenziale, in cui i passeggeri non dovrebbero essere trattati in modo discriminatorio o con negligenza. Non si tratta di treni vecchi o linee obsolete – problemi che sono stati risolti – ma di impreparazione e incapacità.»
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