A Termini Imerese c’era una volta…a strata ra gebbia

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Anticamente, nella nostra città, c’erano tanti abbeveratoi; ma questa, in realtà, doveva più che altro essere una grande vasca di irrigazione usata per dare acqua ai vicini giardini che si estendevano rigogliosi poco oltre la via della Monachella. E probabilmente era così conosciuta, al punto che la strada che la attraversava, era chiamata proprio “a strata ra Gebbia”.

E in effetti, quando il quartiere Ciba-Sales andò urbanisticamente ad assestarsi, si pensò bene di mantenere quella nomea popolare, e la via venne chiamata proprio Vico Gebbia Vecchia. E in effetti, quella grande vasca in pietra, doveva esser veramente molto antica; infatti, e lo vedete dal documento riprodotto in foto, la via a cui aveva dato il nome, era già descritta nel nostro stradario cittadino del 1878. I vicini e fertili giardini che sicuramente prendevano acqua da quella gebbia, si estendevano allora oltre la vecchia cinta muraria della città; zona oggi in gran parte cementificata, e compresa tra la via Monachelle e la via Marconi.

Personalmente mi torna in mente, e in questo caso siamo già nei primi anni cinquanta del novecento, che li, durante il periodo estivo, ci si recava per comprar melanzane, zucchine, fagiolina; tutti prodotti che i jardinara vendevano direttamente sul posto.

Oggi si direbbe dal produttore al consumatore. Si andava di buon mattino; e ricordo che nella zona, umidiccia, si godeva di una piacevole frescura. A terra, mmenzu e troffi ri pumaroru ‘ncannatu, tra i vattali cresceva spontanea anche “a purciddana” (portulaca); un’erba carnosa che il contadino, credo si chiamasse don Mimì, mi lasciava raccogliere liberamente. Aveva piccoli fiorellini gialli; e a casa, mia nonna, mischiata al pomodoro, ne faceva appetitose insalate o, dopo averle intrise in una pastella di acqua e farina, anche deliziose frittelle. Oggi, a ricordo di quei tempi, rimane solo il nome della strada; non esiste più l’antica gebbia, e nemmeno i fertili giardini ra Ciba.

In conclusione vi do pure una curiosità etimologica; dicendovi che la parola siciliana “gebbia” ci proviene dall’arabo “Gèbiya” che significa proprio grosso recipiente o cisterna.
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