Termini Imerese: il villaggio dei pescatori

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Quattro unità abitative a schiera che è un vero peccato non vederle valorizzate.

Eppure dovrebbero rappresentare qualcosa di simbolico, unica vera testimonianza di ciò che rimane di un quartiere dove per tanto tempo i nostri pescatori hanno vissuto con le proprie famiglie, con le loro piccole barche, con le proprie reti che riparavano davanti le loro case quando non uscivano per la pesca, tra tanti sacrifici, tanto sudore, e tante paure quando il mare era in tempesta.

Per chi questo mestiere non l’ha mai fatto, il mare è sinonimo di vacanze, il sole, e bagni. Per i pescatori, il mare rappresenta fatica, lavorare sotto la pioggia, al freddo, al vento in con condizioni meteorologiche avverse, a ritmi molto intensi. Una fatica che a volte diventa anche una sfida per la sopravvivenza con la paura di perdere la vita, la famiglia e ogni speranza.

Quello che accadeva in queste case, in queste famiglie di pescatori, tanto tempo fa, lo si può solo immaginare per chi come me questa vita non l’ha mai vissuta. Narrazioni che su certi aspetti potrebbero appartenere ai racconti del famoso romanzo di Verga “I Malavoglia”. Scene di vita paragonabili al noto romanzo, non più in un piccolo paese in provincia di Catania in un periodo storico di fine ‘800, ma questa volta le vicende appartengono a famiglie termitane di pescatori che abitavano in queste case, in epoca diversa, esattamente nel periodo successivo la seconda guerra mondiale.

La storia di questo “Villaggio dei Pescatori” nasce circa un decennio dopo la seconda guerra mondiale.

Nel dopoguerra in Italia si pensa alla ricostruzione e alla voglia di cambiare il tenore di vita, mentre in politica c’era la consapevolezza che la Sicilia mostrava evidenti segni di arretratezza e un enorme dislivello che separa nord e sud. Inizia così, con questa volontà e necessità di ricostruire, un processo di cambiamento, facendo molta attenzione al contesto sociale e ai luoghi dove queste persone vivevano con le proprie tradizioni senza che sconvolgesse la vita stessa delle persone. L’obiettivo era anche quello di non far perdere, in questo processo di cambiamento, quel legame di vita commerciale, rurale o peschereccia.

Per raggiungere questi obiettivi e fare in modo che queste aspirazioni diventassero progetti sufficientemente adeguati per il futuro urbanistico delle città della Sicilia, si misero in moto le più autorevoli figure tra ingegneri e architetti siciliani dell’epoca che iniziarono a studiare con i loro schizzi come realizzare al meglio abitazioni, strade, piazze,scalinate e slarghi tenendo conto del tipo di insediamento.

Tra il 1949 e il 1963, in questa fase di ricostruzione intervenne lo Stato. Fu avviato il piano Fanfani, ideato dal Senatore democristiano Amintore Fanfani, che concepì l’INA-CASA con un piano di intervento dello Stato italiano per realizzare edilizia residenziale pubblica su tutto il territorio italiano avendo a disposizione i fondi gestiti da un’apposita organizzazione presso l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA), la Gestione INA-Casa. Così anche in Sicilia, grazie al piano Fanfani si portarono a compimento tanti progetti che sommariamente si caratterizzano per la produzione di edifici abitativi scarni dai volumi molto semplici, realizzate con coperture a spiovente, logge, scale esterne, e rivestimenti in pietra.

Il “ Villaggio del Pescatore” così inizialmente chiamato, nasceva nel 1956 dal progetto di un noto Ingegnere e Architetto palermitano Giuseppe Caronia , verrà costruito presso l’arenile della spiaggia di Termini Imerese, e nella descrizione documentata si legge:
“ gli edifici ricevuto da uno spiccato cromatismo furono disposti in modo da creare tra l’uno e l’altro spazi per la vita all’aperto, e per concedere lo spazio adeguato alle attività preparatorie e la pesca. Tutte le case si legavano visivamente ad un piazzale principale e alla spiaggia, mentre sottopassaggi legavano le abitazioni dalla battigia.”

Da questa descrizione emerge un particolare molto interessante, quasi una scoperta per me … “ mentre sottopassaggi legavano le abitazioni dalla battigia” … non avendo mai sentito parlare dell’esistenza di questi sottopassaggi utilizzati dai pescatori, mi sono chiesto se siano veramente esistiti questi sottopassaggi, che da queste case attraversavano sotto la strada per raggiungere la battigia e le loro piccole imbarcazioni, oppure trattasi di qualcosa inserito nel progetto e poi mai realizzato. Su questo bisogna approfondire.

Il “Villaggio dei Pescatori” a Termini Imerese venne così realizzato seguendo le direttive stabilite dal piano Fanfani con uno stile semplice, distante da altre e alte espressioni creative di architettura. Sarà sicuramente colpa di questa semplicità che noi non diamo tanta importanza a valorizzare questo luogo, il cui progetto è nato dall’attenta creatività dell’Architetto Giuseppe Caronia, un noto architetto palermitano conosciuto per tante diverse opere realizzate a Palermo tra cui il restauro architettonico del palazzo della Zisa di Palermo e il suo parco, peraltro figlio di un altro noto Architetto palermitano Salvatore Caronia Roberti che collaborò con noti architetti dell’epoca tra cui Ernesto Basile e Giuseppe Damiani Almeyda che tutti conosciamo per aver progettato il nostro Grande Albergo delle Teme, e tanti altri.

L’architetto Giuseppe Caronia (Palermo, 1915 – Roma, 1994), come riferiscono alcune informazioni lette, in molte sue pubblicazioni mette in risalto la sua attenzione dell’ambiente urbano in cui si svolge la vita quotidiana, i luogo di aggregazione, i marciapiedi i lastricati come luogo di lavoro, come se lo sguardo rivolto verso il locale, le modalità costruttive e formali delle abitazioni siano qualcosa che è diretto ad esaminare e migliorare lo spazio pubblico. E nei suoi progetti emerge questa la sua attenzione all’animo del contadino o del pescatore del siciliano doveva essere salvaguardato, non cristallizzato, ed era compito dell’architetto . Credo che nel progettare Il “Villaggio dei Pescatori” nella sua semplicità abbia messo molto di suo.

E non è la semplicità che dobbiamo guardare. Il “Villaggio dei Pescatori” merita essere valorizzato se guardato con lo stesso spirito di chi ha messo cuore nel progettare, prendendo spunto dall’animo del pescatore e la storia legata a questo luogo .. anche se con grande amarezza c’è da dire che i nostri “Malavoglia” termitani, purtroppo sono vittime della modernità.
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