Lite tra vicine di casa a Termini Imerese finisce in tribunale: assolte madre e figlia

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Una lite tra vicine di casa finisce in tribunale. I fatti risalgono al 2018, quando i rapporti tra una donna termitana e sua figlia e la loro vicina di casa si erano con il tempo deteriorati perché la vicina di mamma e figlia sosteneva che le stesse avessero l’abitudine di fare karaoke in diverse ore della giornata, rendendole la vita impossibile.

Secondo il racconto, a seguito di numerosi battibecchi, sarebbe nata anche un lite in cui sarebbero state pronunciate minacce da parte di mamma e figlia alla vicina.

La difesa delle due donne, a cura dell’avvocato Fabio Sciascia, contestava nel corso del processo che vi fosse la prova certa delle minacce che le imputate negavano.

Il processo si è svolto nelle forme del rito abbreviato condizionato all’esame delle imputate davanti al tribunale di Termini Imerese, giudice Luigi Bonacqua.

A parere della difesa delle due donne, le dichiarazioni dei testi circa le minacce non erano chiare, poiché assai confuse. Infatti, i testi avevano ascoltato una lite ma non le esatte parole. Non si può dire che una frase sia minacciosa se non viene correttamente riportata.

Per quando riguarda il reato di molestie, fatto attraverso la continua diffusione di musica per il karaoke, la difesa ha evidenziato che agli atti non vi fosse una perizia tecnica sui decibel e, dunque, non si poteva stabilire con assoluta certezza che gli stessi superassero la norma.

Il giudice, preso atto di tutto ciò, ha assolto entrambe le imputate, considerando i fatti comunque tenui e, dunque, non meritevoli di sanzione penale.

“Sono soddisfatto della sentenza che mette la parola fine a fatti che, comunque li si voglia interpretare, non si verificheranno più anche perché le mie clienti si sono nelle more trasferire altrove per evitare discussioni varie”, ha commentato l’avvocato difensore Fabio Sciascia.

La precisazione dell’avvocato Salvatore Pirrone, difensore della vicina di casa

La tesi difensiva delle imputate non è stata accolta dal Tribunale. Infatti, il Tribunale non ha pronunciato una sentenza di piena assoluzione ma ha dichiarato la “particolare tenuità” dei fatti. Questo, secondo la legge in vigore, equivale a riconoscere che il fatto sussiste, è illecito e che le imputate lo hanno commesso, anche se non riceveranno una sanzione penale.
In parole semplici, in virtù di questa sentenza del Tribunale, nel il Giudizio civile per il risarcimento dei danni che sarà certamente promosso, la mia assistita non dovrà dimostrare i fatti ma solo l’entità del danno subito.


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