Caccamo: in migliaia alla processione del Beato Giovanni Liccio

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Ieri sera, a Caccamo, in migliaia hanno partecipato alla processione del Beato Giovanni Liccio.

Una devozione antica che si concretizza anche attraverso altre svariate iniziative, atte a valorizzarne la figura.

Al di la degli aspetti ludico-ricreativi, comunque utili a predisporre gli animi alla gioia, essenza di ogni festa, la processione ne rappresenta l’apice, il momento fondamentale in cui una comunità si riconosce nel proprio patrono.

Le processioni non sono certo una “invenzione” del cristianesimo, ed era una pratica parecchio diffusa anche tra i pagani in Grecia, in Egitto e pure nella antica Roma.

Certo non sempre in una processione si vive il necessario clima di sacralità (spiritualità?) ci sono processioni dove spesso prevalgono aspetti folklorici nei quali vanno però ricercate anche le opportune motivazioni storico-antropologiche che, in ogni caso, rimandano alla fede.

Seguire l’immagine di un santo od altri simboli religiosi, è da stimolo per la pietà popolare, per ringraziare o per chiedere, per porsi alla sequela in un cammino spesso non facile ed irto di difficoltà.

Ed ecco anche il senso del portare a spalla pesanti fercoli o dell’andare a piedi scalzi o, come accade in taluni casi, anche di auto flagellarsi.

Una processione è tutt’altra cosa che una “statica” messa o una qualsiasi altra liturgia in chiesa se pur “modernamente” animata la processione è metafora di un cammino che conduce verso il cielo. Abolirle, come c’è chi pensa di fare, magari con la scusa che non sempre c’è preghiera, o che c’è scarsa partecipazione, sarebbe un grave errore, e non il primo, nel quale la chiesa cattolica rischia di incorrere.

A forza di perdere pezzi, una macchina prima o poi si ferma!


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