Antonio Albanese: nelle ultime interviste ricorda le origini madonite

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Ok”La mia famiglia non viene dalla Sicilia marina, ma dall’entroterra impetuoso delle Madonie, gente molto onesta e con un grande senso del lavoro”.

“I ritorni estivi con il treno, il suono del dialetto, l’accoglienza. Mi emoziona molto la Sicilia”

 

Il film “Grazie Ragazzi”, uscito di recente in tutta Italia,  è il remake del film Un triomphe di Emmanuel Courcol (2020), a sua volta tratto dal documentario Les Prisonniers de Beckett di Michka Saäl (2005), incentrato sull’esperienze dell’attore svedese Jan Jönson nelle carceri.

Albanese è celebre per essere artista poliedrico: registacomicocabarettistascrittoreimitatore e doppiatore italiano.

Inizialmente, i film di Albanese sono un campo nel quale dar vita a gag esilaranti delle quali i suoi personaggi sono i protagonisti; in seguito realizza un cinema più d’autore, senza ignorare le caratteristiche della sua comicità. Poi sempre più scalate al successo. A Zelig, poi,l sua comicità è pure rimasta storica. Sulle Madonie, indimenticabile, La fame e la sete girato quasi interamente a Petralia Soprana, terra dei nonni e dei genitori.

 Tra i personaggi della pellicola tanto amata del 1999, c’è anche lo zio, Antonino Albanese, ora venuto a mancare. Nelle riprese, luoghi comuni ed abituali di tanti sopranesi, trasformati nel set delle scene più belle che hanno dato lustro a Petralia Soprana.

Nei suoi affetti c’è sempre riflessa la Sicilia e le Madonie, spesso sono da lui menzionate. 

Il comico, noto a tanti anche per il suo simpatico personaggio Cetto La Qualunque – aveva reso pubblici gli auguri di Natale ai poliziotti palermitani (da lui definiti “gladiatori”) ricordando  le sue origini siciliane quando Petralia Soprana fu elettaBorgo dei Borghi nel 2018“.

L’Italia è il più bel Paese del mondo” – aveva detto  Albanese -“e quindi  per proprietà transitiva, Petralia è il Borgo più bello del mondo”.

In un’altra intervista riportata ai media pure recente,  emerge il suo attaccamento affettivo e ancora una volta menziona  il territorio siciliano riportando le sue impressioni sulla bellezza territoriale mostrandosi  dispiaciuto per il continuo abbandono di questa terra:

“I siciliani hanno il teatro nel dna, e non escludo che l’essere figlio di siciliani immigrati, nonostante io sia nato a Como, abbia un’influenza nella mia creatività. Mi accorgo dell’incredibile predisposizione al teatro dei siciliani, quando faccio i provini per i film. La mia famiglia non viene dalla Sicilia marina, ma dall’entroterra impetuoso delle Madonie, gente molto onesta e con un grande senso del lavoro. I ritorni estivi con il treno, il suono del dialetto, l’accoglienza. Mi emoziona molto la Sicilia, ogni volta resto ammaliato dalla vegetazione e dalla dignità di un popolo che ha nella sua storia recente momenti altissimi di eleganza, come al tempo dei Florio. È solo colpa di pochi, di pochissimi, che coltivano l’abbandono e la noncuranza che la Sicilia soffre” .

 
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