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Aveva vissuto in totale umiltà, amato ogni povero, toccato ogni vita. Aveva abbracciato con interezza il peso della Croce, fatto tante privazioni, le più forti per dare messaggi ad una società che non si voleva redimere.
Soffriva per il male visto come cancrena che avvolge le vite degli uomini.
Il suo più grande testamento , l’amore incondizionato verso l’altro. Chi lo ha conosciuto ha avuto il privilegio di ascoltare le parole di un santo sulla terra molto vicino alle vite distratte di ognuno di noi.
Era il 15 Maggio 2011. Una domenica che dopo anni rimase a tutti impressa.
Ogni ragazzo di Petralia Soprana ricorderà certamente il momento in cui è stato accolto Biagio Conte, il grande missionario palermitano preceduto dall’ arrivo del Vescovo della Diocesi. Canti lungo il Corso Principale, sorrisi, stare insieme e la Croce di legno che venne portata da più ragazzi con senso di gioia, di fede. Poi, giunti in Chiesa Madre, un momento di convivialità.
Non erano stati preparati piatti sofisticati. Ciò che importava era condividere insieme quel momento. Solo del pane caldo con l’olio fu distribuito ai ragazzi e delle bottigliette d’acqua.
È stata data simbologia più allo spezzare il pane, al cibo più semplice, a renderlo comune per tutti. Un solo donare all’altro. Un grande cerchio poi, di volti freschi alla vita, pronti ad ascoltare, a ricevere un nuovo insegnamento, una testimonianza.
Ecco a quel punto, l’arrivo di Don Cosimo, Parroco di quegli anni a Petralia Soprana, che giunse davanti la Chiesa Madre con Fratel Biagio e Paolo Cassaniti, futuro sacerdote.
Il sorriso di Biagio è entrato in ogni cuore. Si è presentato con tutta la sua semplicità raccontando la sua storia da giovane dove anche lui ha abbracciato con fede e tanta forza, la Croce e l’ha portata con amore nella sua vita facendola entrare senza nessun dubbio o esitazione dopo aver sentito la sua chiamata.
E da lì, poi, lo snodarsi delle sue storie, degli aneddoti che avevano alimentato la sua vita religiosa ma cosa più importante, il ricordare continuamente di vivere per l’altro, l’ annotare che il bene parte sempre da se stessi e si allarga dal vicino fino a raggiungere il mondo. Qualcosa di importante, che sottolineò più volte, da tenere sempre presente.
” Fate promemoria dell’amore, donatelo, riconoscetelo, siate pronti ad accoglierlo e a farlo crescere. Praticatelo. Sarete sazi dell’amore di Dio e mai digiuni. Gesù riempie la vita di noi tutti i giorni. Cercatelo e vivete per questo”. Nella carità, quella di tutti i giorni, crescete e rinvigoritevi aprendo tutto il vostro cuore “. Fu così, con questo testamento, che ci lasciò Biagio Conte.Con il racconto della sua vita, con quella semplicità, con quella voce santa come una carezza.
Quel ricordarci che viviamo così attaccati alle cose ancora ci affiora, che quel vero senso da rintracciare è la continua esperienza del comunicare con la nostra anima, con l’umanità, e l’essenzialità va ricercata oltre, nel condurre la vita guardata con altri occhi, quelli in cui il mirino va puntato sull’amore, sulle persone, non rispondendo all’offesa ed alla cattiveria che a volte si riceve. Sempre l’amore è la risposta e sempre questo, deve indirizzare ogni nostro passo, ogni nostro gesto, lenire ogni tristezza, fregare gli impulsi negativi trovando la gioia nel semplice, nel vero e nel piccolo gesto. Generosità ed altruismo per alimentare l’animo e tanta voglia di dare, di spendersi senza riserva, il nostro Paradiso sulla terra.
Che il canto “Jesus Christ you are my life” che abbiamo cantato quel giorno a Petralia Soprana per tutto il giorno e che ha reso bello il momento del tuo arrivo, sia ora il tuo, per giungere davanti alle braccia di Gesù”.
Grazie Biagio.
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