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Un breve processo d’analisi che rivede le tappe del comunicare, dell’ informare, con l’attuale situazione odierna.
Tra i processi socio-culturali, uno dei primi mezzi di comunicazione, la radio per poi sollevarsi ad un raggio di attenzione che si espande a considerazioni odierne del vivere oggi troppo mondano e tecnologico.
Acquistate le radio tra gli anni ’30 e ’40, si entra in una nuova era.
Diventa un momento di unione quando le famiglie riunite attorno a quell’ apparecchio che rubava l’attenzione di grandi e piccini, faceva ascoltare le notizie del mondo, informava, intratteneva, facendo viaggiare di fantasia. Le persone erano già predisposte all’ascolto. Circolavano da sempre
i racconti orali che all’inizio erano le prime fonti di trasmissione. L’anziano di casa aveva il compito di raccogliere i componenti della famiglia attorno a sé e quel momento era prezioso, altamente comunicativo e d’insegnamento personale . Si faceva tesoro del sapere antico,delle sagge esperienze, della cultura di un tempo che si conservava.
Già nelle prime comunità, gli uomini nel loro lungo processo di civilizzazione, avevano assaporato il gusto di fermarsi, di occupare una parte della loro giornata, soprattutto la sera, alla conclusione delle tante attività, ad ascoltare chi parlava e poteva insegnare qualcosa di nuovo stuzzicando gli interessi. Non tutti sapevano leggere ma c’era sempre qualcuno più “colto” che sfogliava le pagine del libro e trasferiva il proprio potere a chi non aveva la possibilità di lettura perché analfabeta.
Facendo un passo nel tempo, può venire a mente il capo tribù delle prime comunità che aveva il particolare compito di riunire. Possiamo fare pensare alle civiltà indiane o egiziane che fra i loro riti istruiscono la mente con racconti simbolici . L’ascolto, finché l’uomo ha avuto vita, è stato ciò che ha permesso il dialogo, l’apprendimento, la relazione con l’altro, il confronto alla crescita personale e intellettiva, allo sviluppo identitario, spronando alla riflessione, al ragionamento meditativo, al trasferimento delle idee, al soffermarsi, importante per “limare” il proprio pensiero. Negli anni ’50, nasce la prima maestra d’ informazione per eccellenza , la televisione. La tecnologia crea questa associazione di suoni e d’ immagini che si trasferiscono sullo schermo prima in bianco e nero, poi a colori. Emozione pura per tutti quegli italiani che cercavano disperatamente d’impossessarsi di quell’oggetto quadrato che per anni e anni, fino ad oggi, ha conquistato ogni famiglia e inchiodato sul divano generazioni su generazioni. Un progresso di superiore eccellenza per l’ascolto che avrà il suo ruolo d’ istruzione. Anche se in seguito sorgerà successivamente la polemica accesa della televisione “cattiva maestra“a causa dei contenuti mediatici troppo legati al Business e non conformi ai valori portanti, tradizionalistici e conservatori .
Si fanno i conti quindi con un nuove ideologie progressiste, avanguardiste, anticonformiste ed altre poco istruttive che si scontrano entrando in opposizione ,creando instabilità, dubbi, distorcendo o alterando, distruggendo vecchie certezze ideologiche.
Un salto veloce ed una carrellata rapida in questo tuffo di anni e anni di storia fatto di trionfi e di ottenimenti non sempre graditi fra utenti pensieri diversi.
Giunti all’era tecnologica odierna dove l’informazione è alla base della società, filtrata attraverso immagini anche fittizie dove i computer ed il loro uso hanno dominato su ogni campo, creando dipendenza, appare visibile che nuovi stilidi vivere hanno apportato a drastiche differenze, trasformato abitudini, usi con comportamenti insoliti con conseguenze che si sono riflesse non solo nel collettivo ma soprattutto a livello individuale.
Nuovi “sistemi di vita” fatti di più tecnologia sono penetrati in maniera inevitabile in ogni casa con l’ adozione di nuovi apparecchi sempre più all’avanguardia.
Sembra che la comunicazione reale e pratica, comunque , sostanzialmente si sia abbassa di livello come per paradosso alla sua funzione. Se facciamo un esempio pratico la gente non è più predisposta come un tempo all’ascolto, all’intrattenimento, alla semplice e diretta conversazione. Portiamo Ad esempio schiacciante la nuova funzione WhatsApp che ha velocizzato i tempi di ascolto di un vocale se da una parte si tratta di un mezzo comunicativo avanzato dall’altro invece ha ridotto notevolmente la sua funzione. Le conseguenze sono ben evidenti :dare sempre meno importanza all’altro;evitare il rapporto interfacciale; non dare particolare importanza d’attenzione all’altro , vivere di troppe deduzioni dando tutto per scontato con conseguente tendenza all’isolamento; svogliatezza nel non sedersi fisicamente per impiegare il proprio tempo dando attenzione e soprattutto cura all’altro Si potrebbe continuare. La scusate è quasi sempre la mancanza di tempo, la corsa alla quotidianità…ma la verità è mancanza di attenzione, la non considerazione, l’egocentrismo, l’auto esaltazione, sempre la non predisposizione all’ascolto, ed una scarsa capacità relazionale.
Sono dati di fatto, riflessioni oggettive tratte dall’esperienza. Ma questo essere troppo” social” , troppo networkiani non sta tessendo molto i tessuti sociali.
È stato un prenderci troppo la mano che ha usurato sempre più ogni mente trascinata in questo vortice ogni virtuale rendendo quasi meccanico ogni processo relazionale, abituale. È un vivere ormai in rete non solo per conversare ma anche per acquistare, fare la spesa, programmare, acquisire conoscenze.
Eppure è un non vivere più quel mondo con mano,ne siamo consapevoli che se per un verso siamo agevolati da questi sistemi per molti aspetti certamente positivi che ci danno in chiave virtuale un modo di conoscenza stratificata,ampia, senza confini, ma è pur vero che ci reclude in noi stessi, ci isola ad un silenzio statico e molte volte tante cose perdono d’ interesse e di curiosità perché viste ” in anteprima” , poi nella realtà non hanno più il sapore della ricerca,della scoperta, della meraviglia a primo impatto.
Viviamo nel surrealismo e di questo non possiamo fare nulla se non trovare un equilibrio,un modo di pensare e di vivere che si sappia delle volte distaccare da questa ” agevolazione” del web. Forse dobbiamo imparare a trovare un modo di vivere intermedio in cui ci sia in grado di scegliere qualche aspetto da poterti ancora gustare con mano soprattutto nel rapporto umano dal vivo, da vicino così come ad esempio sfogliare un libro fatto di vere pagine,che profumi di carta da leggere non si uno sfondo virtuale creato appositamente ma sulla una propria terrazza o balcone di casa.
O ancora, bello sarebbe non stare tutto il giorno sui social ma darsi appuntamento nelle piazze, vedere i ragazzini sui muretti che chiacchierano, ridono, si divertono, corrono facendosi gavettoni anziché stare a casa a parlare in chat o a giocare con le app dei tablet…
Sono esempi pratici, i più comuni. A volte è un adottare nuovi stili che diventano stimoli perché ci si arrende a ciò che è estremamente moderno per essere a pari passo e seguire le mode, adattarsi per non essere da meno. Altre volte non si ha altra scelta. Non tutti riescono o vogliono essere la differenza a livello comportamentale alternativo… È più facile ed è di tendenza farsi “notare”, differenziarsi per l’abbigliamento facendo gli influencer che sembra che oggi faccia avere più successo. I modelli, purtroppo sono questi.
Certamente non si annoverano o prendono in considerazione i pensatori, gli innovatori… Magari questi sono quelli considerati strani emessi ai margini dalla società. Con i valori oramai si fa troppa confusione. E le idee sempre più distorte che la gente accresce, stanno abbracciando aspetti culturali di più categorie, di più tematiche. C’è molta sensibilità, molta più attenzione all’interessarsi ai problemi della società, più preparazione, più informazione, su certi aspetti ma a livello pratico, su altri, di più spessore morale c’è invece totale distacco. Proprio perché le informazioni passano ma il rapporto vero e proprio fra persone, il calarsi nella realtà dell’altro, spesso crea apatia perché la gente vive per se stessa, per i suoi problemi. E anche se per un attimo si avvicina ” al suo vicino” ,poi non regge il tendere a lungo la mano e la lascia.
Oggi la gente ha un tenore di vita notevolmente migliorato rispetto al passato. Vuole vivere in modo pratico, leggero , trovare soluzioni veloci, avere vita facile. Si scappa dal difficile,da ciò che tende presto a stancare, ad annoiare. Si cercano più divertenti. C’è una sorta di stanchezza mentale, voglia di evasione, tendenza al frivolo. È questo l’atteggiamento.
Oggi i problemi spaventano, rattristano, non c’è più molta tendenza all’ascolto, all’essere presenti attivamente se non passivamente. Le conseguenze sono tante tra cui una società poco attenta,sorda, cieca a tante realtà dove domina più l’apparire che l’essere.
Forse ciò che si dovrebbe riuscire a fare è uscire da questo io egocentrico per vivere meglio. Da questo “io” su cui sono tutti i riflettori. Spegnere le luci. Ritrovare il bello. Il semplice. Gustare il valore delle cose, scoprirle o riscoprirle. Tendere la mano al debole e tenere stretta quella mano come vera forza e senza pregiudizi con amore umano. Fraterno.
Possiamo essere diversi,distanti ma chi vive questo mondo vive con sentimenti simili. L’esser pellegrini in questa esperienza di vita che non è finita ma limitata, ci rende uguali.
Usiamo i mezzi, la tecnologia, nella giusta misura,per il nostro utile, per evolverci in meglio,per migliorarci,per migliorare, apprendere, ma per garantirci poi rapporti veri.
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