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Era l’epoca del Popolo della libertà, compagine di centrodestra nata dalla fusione tra Alleanza Nazionale e Forza Italia. Appena un anno dopo, le differenze culturali e politiche vennero inesorabilmente fuori.
Berlusconi era alla guida del suo quarto governo. Fini era il presidente della Camera e la sua forte personalità mal si conciliava con quella del Cavaliere.
Lo scontro pubblica tra Fini e Berlusconi avvenne durante l’assemblea nazionale del Pdl. Fini contestava a Berlusconi l’attacco politico alla magistratura. Berlusconi replicò «Vuoi fare politica? Dimettiti da presidente della Camera e ti accogliamo a braccia aperte nel partito». Gianfranco Fini, tuonò: «Che fai, mi cacci?», puntandogli il dito contro. Fu l’inizio della fine, per il Pdl e per il governo che presto passò la mano a Mario Monti.
Con Gianfranco Fini andarono via 33 deputati e 10 senatori, che fondarono Futuro e Libertà. Un’esperienza politica che durò poco.
La fuoruscita di Fini dal pdl, fu determinata dal suo rifiuto quando Berlusconi gli chiese di intervenire su Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia, per far approvare un emendamento che accorciasse i tempi di prescrizione dei reati.
Gianfranco Fini non accettava i modi da padrone di casa di Berlusconi e il Cavaliere mal sopportava il ruolo da protagonista dell’ex leader di alleanza nazionale.
Oggi, con qualche protagonista nuovo/a sembra di rivedere lo stesso film.
Fabio Lo Bono
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