Rimani sempre aggiornato
ragazza (L.C.C.) di appena venti anni originaria di Palermo, assistita dall’avvocato Vincenzo Fiore del
foro di Termini Imerese.
La giovane, fresca di diploma al liceo linguistico e interessata a inserirsi nel mondo del lavoro, nel
giugno del 2020 si imbatteva in un annuncio di offerta di lavoro e pertanto decideva di contattare il
titolare dell’annuncio, un uomo (G.I.) di 45 anni di buona e rassicurante presenza, che le offriva una
occupazione come receptionist presso una struttura ricettiva a Bagheria.
Dopo essersi conosciuti e fatto un primo colloquio la ragazza il 22 giungo del 2020 si recava presso
la struttura per iniziare il primo giorno di lavoro.
Nel b&b erano presenti oltre alla ragazza un’altra dipendente addetta alle pulizie ed il titolare.
Quest’ultimo, nella tarda mattinata, sollecitava insolitamente più volte l’addetta delle pulizie a
lasciare anzitempo il luogo di lavoro e quindi rimasto solo con L.C.C. la invitava a fare una pausa
per pranzare insieme nella cucina della struttura e di usufruire di una camera della struttura per
riposare e vedere la tv.
In tale circostanza G.I., apprendendo che L.C.C. accusasse fastidio alla schiena, si offriva di
praticarle un massaggio, vantando competenze come massaggiatore.
La ragazza imbarazzata inizialmente rifiutava ma veniva convinta dalle buone maniere del suo
interlocutore.
Purtroppo però quello che inizialmente si profilava come un semplice massaggio di li a poco si
trasformava in una violenza, infatti G.I. iniziava a baciare sul collo e la schiene la ragazza e le
introduceva le mani all’interno dei jeans e gli slip fino a toccarle le parti intime.
Nel frattempo la ragazza più volte chiedeva con forza ma invano al titolare di fermarsi dalla sua
azione che si arrestava solo perchè in quel frangente la fortuna ha voluto che dei turisti suonassero
alla porta e G.I. accorreva ad accoglierli.
La ragazza quindi rifugiatasi in bagno, scoppiava a piangere e riusciva ad avvertire in una chat di
gruppo con gli amici che le era successa qualcosa di grave.
Il successivo silenzio della giovane vittima, insospettiva in particolare una amica che si rivolgeva ai
carabinieri di Bagheria i quali immediatamente riuscivano a contattarla telefonicamente ma la
stessa, impossibilitata a fornire dettagli per la presenza del datore di lavoro che nel frattempo si
scusava e la invitava a metterci una pietra sopra, era costretta ad aspettare l’arrivo della madre per
andare via.
La denuncia sporta poco dopo da L.C.C. dava inizio ad una complessa indagine a carico di G.I. per
il reato di violenza sessuale, delegata ai Carabinieri di Bagheria dalla Procura della Repubblica di
Termini Imerese con la raccolta di sommarie informazioni della persona offesa, della madre, degli
amici, dell’altra dipendente di G.I. nonché di altri soggetti che hanno fornito elementi utili all’inchiesta giudiziaria ed intercettazioni telefoniche.
A distanza di due anni si è svolto l’incidente probatorio con la deposizione della ragazza che in
maniera sofferta ha ripercorso nel dettaglio la triste vicenda di cui è stata vittima.
Con l’avviso di conclusione delle indagini G.I. ha chiesto di sottoporsi ad interrogatorio nel quale ha
respinto le accuse.
All’udienza preliminare dell’aprile scorso, l’imputato ha chiesto la definizione del processo nelle
forme del rito abbreviato condizionato ad una produzione documentale mentre la ragazza, con
l’assistenza del proprio difensore Avv. Vincenzo Fiore, si è costituita parte civile.
All’udienza del 17.12.2024 l’accusa ha chiesto la condanna dell’imputato a cui si è associata la
difesa di parte civile a margine del proprio intervento in aula, mentre la difesa dell’imputato ha
chiesto l’assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”.
Nel pomeriggio il Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Termini Imerese ha
pronunciato sentenza di condanna nei confronti di G.I. per il reato di violenza sessuale alla pena di
anni 2 e mesi 10 di reclusione con concessione delle attenuanti generiche.
“Seppur in presenza di una sentenza non definitiva – afferma l’avvocato Fiore – ci sentiamo di poter
dire è stata fatta giustizia dopo 4 lunghi anni vissuti dalla mia assistita e dai suoi familiari con
estrema apprensione e dolore. La condanna dell’imputato non potrà cancellare dalla mente della mia
giovane assistita l’abuso sessuale subito, ma mi auguro che potrà almeno alleviare le sue sofferenze
che ancora oggi la tormentano. Il nostro plauso va ai Carabinieri Compagnia di Bagheria che,
guidati dalla Procura di Termini Imerese, hanno svolto in maniera accurata l’attività di indagine”.
CONTINUA A LEGGERE SU HIMERALIVE.IT
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Himeralive.it