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Agostino Mulè (mio zio, fratello di mia madre Nenè) fu un maestro ebanista di grande talento, che rappresenta ancora oggi l’esempio perfetto di come la passione per l’arte e il legno possa trasformarsi in una vocazione senza tempo.
Dopo una vita dedicata all’ebanisteria, all’età di 65/70 anni (non mi ricordo esattamente l’inizio), decise di intraprendere una nuova sfida, trasformando la sua esperienza artigianale in una profonda ricerca musicale ed iniziò a costruire violini.
Provenendo da una famiglia di ebanisti, Agostino Mulè, ebbe ad ereditare il talento e l’amore per il legno dal padre Giuseppe (16 luglio 1879 – 18 gennaio 1932) che era già un artista del settore.
Suo padre, mio nonno, non si limitava a costruire mobili di pregio, ma aveva intrapreso anche la creazione di lavabiancherie in legno, radio, giradischi e strumenti musicali, quali mandolini raffinati ed anche alcuni violoncelli, unendo la conoscenza dei materiali alla maestria dell’accordatura e dell’acustica.
Zio Agostino, ispirato da questa tradizione, decise anche lui, dall’oggi al domani, di ampliare questa eredità dedicandosi alla costruzione di violini, un’opera questa molto complessa e di alto prestigio.
Agostino Mulè non si è limitato a costruire qualche strumento: ne ha realizzati tantissimi, affinandone ogni volta il processo e perfezionando il suono.
Ispirandosi ai violini di Stradivari e di Guarnieri del Gesù, studiò le forme, le proporzioni e i materiali usati dai grandi maestri del passato. Ogni suo strumento realizzato era frutto di un lavoro minuzioso, dall’intaglio alla scelta delle essenze di legno, spesso legni pregiati come l’acero e l’abete rosso, capaci di garantire una risonanza unica.
Legni che mi premuravo ad ordinare io nella zona di Cremona a costi altissimi (pagava lui).
Una delle caratteristiche più distintive dello zio era la sua straordinaria generosità. Non ha mai venduto un violino, la qualità e la bellezza dei suoi strumenti lo avrebbero facilmente reso un artigiano di fama ed avrebbe potuto registrare dei buoni guadagni.
Ogni violino che costruiva veniva regalato con affetto a parenti e amici. Per lui, costruire strumenti musicali era un modo di esprimere il suo amore e il suo legame con le persone care. I suoi violini non erano semplicemente oggetti, ma veri e propri doni d’amore, simboli della sua generosità e del suo legame con la famiglia e la comunità termitana.
Ogni violino che usciva dalle sue mani portava con sé non solo un suono perfetto, ma anche l’impronta di un uomo che aveva dedicato la sua vita al lavoro, alla famiglia, alla bellezza ed alla perfezione.
Il suo lavoro ha rappresentato non solo una continuità con il padre Giuseppe, morto quando lui aveva solo 20 anni, ma anche un’evoluzione personale, dimostrando che il talento non conosce limiti di età.
Oggi, i suoi violini sono probabilmente custoditi con cura o suonati con amore da parenti e amici, (per lo meno i miei ed anche quelli di tutti i nipoti, i miei cugini) che mantengono viva la sua memoria e il suo straordinario contributo al mondo dell’artigianato e, nell’ultimo periodo della sua esistenza, anche alla musica.
Agostino Mulè rimane una figura di grande ispirazione: un uomo che ha trasformato il legno in melodia, regalando un pezzo della sua anima a chiunque abbia avuto la fortuna di ricevere uno dei suoi capolavori.
Il suo affezionatissimo nipote…
Mariano Barbara
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