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Evidentemente in quegli anni, almeno per quanto riguarda il sesso, l’aria che tirava a Termini Imerese doveva essere parecchio frizzantina. E così, forse nel tentativo di porvi un freno, a qualcuno venne la felice idea di fondare una associazione che si facesse carico di “raccomandare” ai nostri concittadini un comportamento più castigato. Siamo intorno alla metà dell’ottocento; e, per come riporta il Marsala in un suo testo, a Termini, tra le altre, si costituì pure una “Società per la Pubblica Morale” alla quale potevano aderire sia uomini che donne. Tra i vari articoli dello statuto era contemplato anche un codice di contegno che spiegava così:
“…abbiamo costituito qui a Termini fra i giovani un comitato promotore di una associazione per la pubblica moralità…promettendo di conservarci fino al matrimonio puri, e di combattere qualunque forma di immoralità. E pertanto bisogna combattere la prostituzione, la pornografia, il teatro immorale, il turpiloquio, l’alcolismo. Il libertinaggio può definirsi l’abuso degli organi genitali nel loro naturale esercizio ed il pervertimento del loro uso normale in un altro contro natura. Per abuso devi intendere non solo gli eccessi nocivi alla salute ma ogni commercio sessuale fuori dal matrimonio…”
Certo di questi tempi viene difficile immaginare che ci si possa mantenere casti e puri; ed evito ulteriori considerazioni anche su turpiloquio e “commercio” sessuale fuori dal matrimonio. Piuttosto mi viene in mente, a tal proposito, un antico proverbio siciliano in uso anche a Termini Imerese che recitava così:
“Fai fai maritu miò, ca pi li corna ci penzu iò” !
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