Termini Imerese: ”Chi ti purtaru i morti?”

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Si potrebbe dire che la morte, o comunque le paure ad essa legate, sono la scintilla da cui scaturiscono le religioni; e sono in tanti a pensarlo. La morte può essere considerata la fine della vita terrena o l’inizio di una vita ultraterrena? Ed è proprio su questi misteri che gran parte delle religioni (tutte?) hanno fondato le loro teorie.

Da qui si è passati alla convinzione che le anime (spiriti), altro non siano che entità disincarnate dell’uomo; e da ciò, a far diventare i morti oggetto di culto, il passo è stato breve. Il culto dei morti ha origini antiche, anzi antichissime; e già oltre settemila anni fa, per come confermano alcuni ritrovamenti archeologici, tra gli abitanti della nostra penisola era uso seppellire i morti. Era una operazione che avveniva addirittura in due fasi.

C’era cioè una pre-sepoltura, con tanto di riti funebri, che durava fin quando in una seconda fase, le ossa dei defunti non venivano separate dalla carne e definitivamente inumate in una grotta. In tempi a noi più recenti, sia Greci che Romani o Arabi, ovvero popoli che hanno molto influenzato la nostra lingua e la nostra cultura; ci hanno in questo contesto tramandato tanti usi e credenze.

Tipico era per esempio “u cunsolu”, ovvero un banchetto consolatorio, che anche dalle nostre parti veniva praticato fin verso gli anni cinquanta del secolo scorso; e che era una caratteristica essenziale dei funerali nella Grecia antica. E cosa dire poi della “conclamatio” degli antichi romani che, davanti al feretro, ripetevano in continuazione e ad alta voce il nome del morto; come se questi potesse ancora in qualche maniera ascoltare questo disperato grido.

Ed i morti, così come è ancora credenza in alcune zone del meridione, tornavano in terra anche fra i popoli celtici; ed è proprio da quest’ultima usanza, oggi trasformata in inutile mascherata, che ha preso le mosse la festa di halloween. Ogni anno il due novembre, ricorrenza dei defunti, in molte parti della Sicilia ancora si sente dire: “Chi ti purtaru i morti”? – Perchè anche da noi i morti ritornano; e lo fanno per portare regali ai più piccoli e far sentire ancora vicina la loro presenza.

Da noi i morti non sono fantasmi di cui avere paura; anzi vengono spesso evocati, ed a volte ne viene richiesta intercessione come fossero santi. Certo, travolta dalla modernità, è anche questa una tradizione ormai in decadenza; ma, per tanti bambini, quella di oggi è ancora “a festa ri morti”. Ed i cari defunti vengono accomunati nel ricordo, alla gioia di aver ricevuto giocattoli, pupi di zucchero, frutta martorana.

CONTENUTO A CURA DI NANDO CIMINO
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