Le indagini dei poliziotti del Commissariato di P.S. “Brancaccio” che si sono avvalse di sofisticate tecnologie ed attività di intercettazione, hanno documentato migliaia di episodi di spaccio di crack, tra il 2020 ed il 2022, localizzati nei box di un’area condominiale popolare, a vasta densità abitativa, caratterizzata dalla presenza di grate e cancelli che limitano l’accesso dalle vie esterne e da cui deriva l’appellativo “ai cancelli”, per l’intera area.
Tale limitazione, unita alla circospezione adottata dagli associati e dai pusher e dalla guardiania assicurata da “vedettte” ai piani alti e da passaggi di “ronde” in zone limitrofe, ha reso particolarmente difficoltose le indagini dei poliziotti che sono, comunque, riusciti a “bucare” l’impenetrabilità di questo “fortino”. Sono state quindi piazzate telecamere in questo lembo di periferia sud-orientale del capoluogo, tra le più grosse piazze di spaccio dell’intera Sicilia e documentate, in presa diretta, numerose cessioni anche nei confronti di acquirenti provenienti da comuni del palermitano e di altre province.
Gli esiti delle indagini, oltre che le singole responsabilità degli indagati, hanno ravvisato tutti gli indici sintomatici dell’operatività di un’organizzazione ben collaudata e strutturata:
la ripartizione dei compiti, la predisposizione di rigide “turnazioni di lavoro” – 8:18 e 18:02-, l’utilizzo del medesimo luogo di spaccio, l’automatismo delle prassi di spaccio, la suddivisione dei proventi tra sodali, la gestione di una cassa comune.
Si stima che, orientativamente, dal 2020 al 2022, l’associazione abbia ottenuto dallo spaccio di stupefacenti nella zona ai cancelli, circa 50.000,00 euro al mese.
L’organizzazione si basava sulla proficua collaborazione di due gruppi familiari che per il comune profitto agivano in pieno accordo e sono ritornati a farlo, nel nome di una rinnovata “pax criminale”, anche dopo alcune incomprensioni che avevano provocato una fase di tensione, sfociata nel pestaggio dell’esponente di una delle due famiglie.
Nei pressi di uno dei box condominiali, considerato epicentro di spaccio e luogo di transito giornaliero per decine di automobilisti / acquirenti che sostavano pochi secondi per realizzare un “take away” del crack, i sodali avevano anche approntato una rivendita illecita di bibite, allo stesso tempo lucrosa attività collaterale e diversivo che avrebbe potuto giustificare la presenza di tanti clienti in realtà giunti in quella parte di Sperone, non per bibite ma per droga.
Nel corso dell’operazione durata due anni circa, la Polizia di Stato ha effettuato numerosi arresti e sequestri di crack, ottenendo al contempo il riscontro delle avvenute singole cessioni attraverso le audizioni e le confessioni degli acquirenti – assuntori, fermati a distanza di sicurezza dai luoghi dello spaccio.
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