La ricerca permetterà di mappare, misurare, verificare lo stato di
salute degli alberi e datare le piante più grandi del bosco che
comprende, complessivamente, 5 nuclei per un totale di 317 piante,
alcune alte sino a 20 metri e di circa 300 anni di età.
“Nell’ottica della ricerca per la tutela della biodiversità, abbiamo
deciso di sostenere questo progetto di grande rilevanza scientifica –
spiega il commissario dell’Ente Parco Salvatore Caltagirone – teso a
studiare e proteggere il popolamento di agrifoglio più rappresentativo
del bacino del Mediterraneo e dell’intero areale della specie: basti
pensare che per trovare esemplari simili, occorre andare addirittura in
Norvegia”.
Il bosco di Agrifogli di Piano Pomo è un residuo dell’antica foresta del
periodo Terziario, sopravvissuto sia per le favorevoli condizioni
climatiche caratterizzate da accentuata umidità e luce attenuata, che
per l’abitudine dei pastori locali di far riparare gli animali al suo
interno nelle ore più calde in estate o nelle fredde giornate invernali.
Una usanza che ha permesso tra l’altro una importante concimazione
naturale che, unitamente all’azione selettiva delle abitudini alimentari
dei ruminanti, ha consentito la crescita rigogliosa di questi esemplari.
“Si tratta di un progetto unico nel suo genere”, spiega il prof.
Schicchi.
“Il boschetto degli agrifogli monumentali è costituito da
alberi che congiungono in alto le loro chiome formando una cupola verde
pressoché continua, che custodisce al suo interno una straordinaria
bellezza e solennità. Una sorta di colonnato vegetale che può essere
considerato, a ragion veduta, un Santuario della Natura delle nostre
Madonie. Le forme e dimensioni inusuali sono il risultato dei fusti
vicini saldatisi grazie ad un particolare tipo di innesto naturale
(innesto per approssimazione)”.
Le analisi verranno condotte con l’utilizzo di specifiche ed innovative
attrezzature. L’età sarà determinata attraverso la tecnica della
datazione al radiocarbonio su minuscoli frammenti di legno dalle
porzioni più interne del fusto mediante appositi strumenti artigianali
messi a punto dal gruppo di ricerca.
I risultati raggiunti saranno presentati nel corso di un convegno
internazionale e diffusi in specifiche pubblicazioni scientifiche, e
confluiranno all’interno di un report destinato a suggerire, ovviamente,
l’elaborazione di una opportuna strategia di tutela e gestione.
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