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“L’Asp di Palermo – ha sottolineato il Direttore generale dell’Azienda sanitaria, Daniela Faraoni – da tempo ha sperimentato percorsi di tirocinio formativo retribuito per utenti con patologia psichiatrica o dipendenze. Il percorso intrapreso ha avuto validi aspetti positivi sui programmi di cura dei pazienti. Da questa esperienza nasce il progetto di estendere e coinvolgere nei progetti di lavoro gli ospiti del Centro di pronta accoglienza anti crack. L’obiettivo è di costruire percorsi di recupero, in tempi e con modalità adeguati ai bisogni di ciascuno degli ospiti, mettendo a disposizione tutte le strategie possibili per assicurare agli utenti e alle loro famiglie il più alto livello di assistenza, cura e riabilitazione. Il lavoro, regolarmente retribuito dall’Asp, costituisce uno degli elementi cardine di questi percorsi”.
Il fenomeno delle tossicodipendenze attraversa tutti i sistemi sociali, da quello familiare a quello lavorativo causando, anche l’interruzione di percorsi formativi o l’impossibilità a mantenere un lavoro. “La conseguenza – ha spiegato Chiara Majorana, Responsabile del progetto borse lavoro dell’Asp di Palermo – è l’isolamento dai contesti sociali normali, la mancanza della prospettiva futura legata al ruolo identitario della persona e il disconoscimento da parte della società. Ciò non fa altro che generare un circuito negativo che nutre la permanenza nel mondo della dipendenza, rifugio da frustrazioni e malessere. Gli obiettivi raggiunti, da coloro che hanno usufruito di tirocini lavoro o formazione, progettati seguendo le inclinazioni e i desideri dei pazienti, impegnati in contesti produttivi reali in cui si sono sentiti protagonisti della propria vita, sono estremamente positivi”.
Il progetto dell’Asp di Palermo è stato accolto con grande favore anche da Francesco Zavatteri, farmacista, che dalla morte per overdose da crack del figlio diciannovenne Giulio, ha iniziato un’attività di sensibilizzazione con l’associazione ‘La Casa di Giulio’ per aiutare chi vive il dramma della tossicodipendenza. “Il percorso intrapreso nel Centro di pronta accoglienza – ha detto Zavatteri – rappresenta un inizio importante, un punto di riferimento e di ripartenza per coloro che soffrono di dipendenze patologiche ed in particolare di quella da sostanze psicotrope. La cura è l’aspetto fondamentale, ma la ripartenza, l’inclusione e la ripresa di un percorso riabilitativo per il reinserimento in società, sono gli aspetti più importanti per la ‘ricostruzione’ dell’individuo. Tutto questo fa riacquistare fiducia ed autostima a chi spesso viene emarginato in tutti i contesti che fanno parte della quotidianità. Accolgo con grande piacere l’iniziativa della Dr.ssa Daniela Faraoni, palese dimostrazione dell’interesse alla salute verso chi fino ad oggi era dimenticato da tutti”.
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