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“La rabbia non si placa, il dolore per queste morti è troppo vivo. Oggi in tanti sono venuti per stringersi al dolore dei familiari, che non si rassegnano. Non vogliamo che queste tragedie vengano dimenticate”.
Lo dice Piero Ceraulo, segretario generale della Fillea Cgil Palermo, che stamattina assieme ai familiari ha organizzato una giornata per ricordare, a quasi 6 mesi di distanza, Mario Cirincione, operaio edile morto a causa di un incidente sul lavoro a Campofelice di Roccella. Era presente il sindaco, la moglie Giusi Vono coni due figli, colleghi di lavoro, tanti giovani di associazioni del territorio.
Nel corso della manifestazione è stato posto sul luogo della tragedia, il cantiere di via Madonnina di Gibilmanna, in contrada Gorgo Lungo, al confine tra Campofelice e il territorio di Lascari, uno striscione con il volto di Cirincione e la scritta: “Si lavora per vivere, non per morire. Vogliamo giustizia #bastamortisullavoro”.
La Fillea non intende fermarsi. “La nostra proposta è di estendere la Rognoni La Torre, la legge per i sequestri dei patrimoni mafiosi, anche nei casi di morti sul lavoro. Il reato di morte sul lavoro deve essere equiparato al reato di associazione mafiosa, con il conseguente sequestro dei patrimoni. Chiediamo che dove non si rispettano le regole e dove venga riconosciuta la responsabilità di morte sul lavoro, vengano sequestrati i patrimoni sia personali che aziendali”. Così Ceraulo ha interpretato il bisogno di verità della famiglia che, oggi, assieme al sindacato degli edili della Cgil, ha denunciato i ritardi nell’inchiesta, che ancora non ha accertato le responsabilità sull’incidente.
“Il cantiere non era stato nemmeno denunciato all’ufficio tecnico del Comune quindi era chiaramente irregolare – aggiunge Ceraulo – Stavano costruendo un fabbricato e risistemando un rudere accanto. E durante le fasi di ristrutturazione, uno dei muri del rudere è crollato addosso all’operaio, uccidendolo”.
“Rimane aperta la ferita della perdita di un proprio caro, che la mattina è andato a lavorare e non è più tornato, e continua a rimanere aperta la ferita per la mancanza di giustizia – prosegue il segretario Fillea – Da febbraio non ci sono ancora notizie rispetto alle indagini per l’accertamento delle cause della morte e delle responsabilità. E oggi eravamo lì per rivendicare tutti quanti a gran voce il grido di verità e di giustizia”.
Per l’occasione, la Fillea ha nuovamente condiviso con l’amministrazione comunale la volontà di sottoscrivere un protocollo su salute e sicurezza nei cantieri edili, con il coinvolgimento del Comune e anche dei lavoratori per la sicurezza dell’associazione Rlst Palermo.
“Un protocollo per migliorare l’attività di controllo, finalizzata a far emergere condizioni di insicurezza nei luoghi di lavoro – aggiunge Ceraulo – Abbiamo stabilito che dopo la prima decade di settembre le parti si incontreranno per sottoscrivere questo protocollo. Cia auguriamo possa fare da apripista rispetto al tema della sicurezza nei cantieri e che possa coinvolgere diversi comuni, in particolare i più grossi, a partire dalla città di Palermo. Ci appelliamo agli altri sindaci dei comuni, per fare un lavoro capillare”.
Il prossimo appuntamento è il 30 agosto, per l’anniversario dei 5 morti per il crollo allo stadio “Renzo Barbera” di Palermo di 35 anni fa, durante i lavori di costruzione dell’impianto sportivo.
“In quell’occasione, svilupperemo una grande iniziativa sulla sicurezza che coinvolgerà la società e i giocatori – aggiunge Ceraulo – Come sempre la nostra attività continua al fianco dei lavoratori e dei familiari delle vittime, con i quali abbiamo costituito un comitato delle vittime del lavoro per portare avanti le nostre richieste”.
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