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Giacimento di acqua fossile nelle profondità degli iblei, ecco il dettaglio tecnico pubblicato da Salvo Cocina – Dipartimento Regionale della Protezione Civile :
Vista l’attuale crisi idrica, sto approfondendo, da qualche settimana, l’argomento e ho preso gli opportuni contatti. Ho però sentito diversi tecnici e docenti anche molto scettici e ricordo che di questa acqua fossile se ne parlava anche ai tempi della siccità del 2002.
Al di la del facile scetticismo, mi pare però doveroso valutare seriamente questa ipotesi.
Da una prima lettura del documento pubblicato, i punti critici riguardano la salinità dell’acqua che aumenta con la profondità (da 700 a 3000 m), e la profondità e quindi i costi di perforazione (tipo petrolifera) e i costi energetici per il sollevamento.
Poi, conoscendo i reali fabbisogni delle aree di crisi idrica, ulteriore problema da risolvere è quello di come farvi arrivare questa acqua. Il Gelese e Enna sud sono le aree a maggior bisogno idrico e più vicine.
Pertanto i punti salienti da valutare sono:
1. che l’acqua fossile sia idonea e cioè non salmastra, diversamente occorrerà prevedere costi di potabilizzazione.
2. che il costo di sollevamento da 1000 ml di profondità sia sostenibile.
3. che i tempi e i costi di realizzazione di condotte adduzione ai sistemi idrici più vicini e bisognosi siano sostenibili.
Questa è una traccia di lavoro da svolgere per accertare la reale fattibilità tecnica ed economica dell’operazione.
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