Termini Imerese, storie di esiliati: Girolamo Li Causi

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TERMINI IMERESE – STORIE DI ESILIATI
 
Tra il 1926 e il 1943 il regime fascista fece uso del confino per punire i dissidenti e scoraggiare quanti, eventualmente, non si adeguavano al nuovo “stile” politico. In Italia furono tantissimi a subirne le conseguenze; numerosi anche in Sicilia e qualcuno pure a Termini Imerese.
 
Fra questi ultimi il più famoso è sicuramente Girolamo Li Causi (foto sotto) nato nella nostra città nel 1896 da Salvatore e da Scialabba Illuminata. Il Li Causi, comunista, laureato in scienze economiche e commerciali, oltre che giornalista, dal 10 maggio 1937 subì anche la galera.
 
Le autorità ritenevano infatti che egli, nonostante tutto, non intendesse recedere dalle sue idee; e anzi era sempre pronto a continuare nella sua opera, ritenuta sovversiva, contro il regime fascista. Era stato assegnato al confino, prima a Ponza e poi a Ventotene, dalla C.P. di Palermo con ordinanza del 3 giugno 1937 e tra carcere ed esilio ebbe a scontare 4 anni.
 
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 personaAltro nostro concittadino finito nel “cartellino” di espulsione fu Ignazio Caruso, figlio di Ignazio e di Papania Anna Maria nato sempre a Termini il 26 dicembre del 1896.
 
Il Caruso, commerciante e possidente, si dichiarava apolitico; ma venne ugualmente arrestato il 5 febbraio del 1928 perchè, così come riporta il libro “POPOLO AL CONFINO” di Salvatore Carbone e Laura Grimaldi, egli, in quanto possidente, si rifiutava di attenersi alle nuove disposizioni e vessava con atteggiamenti delinquenziali (cit. test), inquilini e affittuari.
 
Mandato al confino nel 1928 beneficiò della commutazione della pena in ammonizione. Ancora un altro confinato politico termitano fu Simone Fardella nato il 23 febbraio del 1887 da Paolo e Veca Vincenza. Il Fardella, che di mestiere faceva l’agente postale e risiedeva a Palermo, fu arrestato il 20 novembre del 1926 perchè in precedenza aveva svolto attività politica e sindacale nel partito comunista. Fu esiliato a Favignana, Lipari e Ponza; e venne liberato per scadenza dei termini il 17 marzo del 1932.
 
Non era invece nato a Termini, ma nella nostra città aveva svolto dal 1921 al 1922 il ruolo di segretario della Camera del Lavoro; e fu anche questo uno dei motivi che portarono al suo arresto avvenuto il 5 marzo del 1942. Il suo nome era Carlo Giuseppe Jacona ed era nato a Niscemi in provincia di Caltanissetta.
 
 
Altro termitano arrestato per non essersi voluto piegare al fascismo fu Pietro Lello figlio di Vincenzo e Tudisco Concetta; nato il 27 febbraio del 1898, ma al momento dell’arresto avvenuto il 23 agosto del 1936, residente a Terni. Pietro Lello era un falegname di fede comunista.
 
 


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