Si trova nella centralissima via Mazzini, in passato denominata via del Monte; e, fin quando rimase aperta al culto, fu tra le più frequentate della città.
Affidata alle cure di Padre Giuseppe Micela, qui veniva infatti festeggiata e portata in solenne processione, una bella statua della Madonna di Fatima di cui tanti termitani erano devoti. Ma la chiesa si caratterizzava, così come ancora oggi, soprattutto per la presenza di alcune grandi statue in gesso di particolare effetto scenografico; statue che raffigurano santi di cui, alcuni, non sono certo popolari dalle nostre parti.
E tra questi spiccano un San Crisostomo, un Santo Augusto, e un San Bonaventura. E pare che giusto quest’ultimo santo, godesse tra i nostri concittadini di una particolare fama. Si tramanda infatti che un giorno il buon Bonaventura fu oggetto di preghiera da parte di una fanciulla povera ospitata nel ricovero di San Pietro, che si rivolgeva a lui per trovare marito. Il miracolo, se così lo si può chiamare, accadde veramente; e la giovane, novella Cenerentola, non solo trovò presto marito, ma lo trovò pure benestante.
La notizia fece subito il giro della città; e così tante ragazze, ma anche attempate zitelle, incominciarono a recarsi alla chiesa della Misericordia per rivolgere segretamente le proprie istanze amorose al santo; che, proprio per quel suo nome, era ritenuto dispensatore di buona fortuna. Ma quella stessa chiesa, durante il periodo fascista, ed ecco il motivo del riferimento pure a Mussolini, fu oggetto di taluni restauri; lavori che vennero adeguatamente “sottolineati” anche con l’apposizione di una lapide ancora oggi visibile, se pur defilata. Si trattava di un marmo di non grandi dimensioni (foto) dove, come in una sorta di graduatoria di merito o dedica, fate voi, venivano riportati, bene in vista, i soggetti che a vario titolo avevano contribuito alla sistemazione della chiesa.
In testa troviamo proprio il Duce, seguito dallo stesso sacerdote Micela, poi da tale Giuffrè Salvatrice Merlina, una devota di cui nulla so dirvi, ed infine i fedeli che avevano dato il loro obolo. La lapide reca la data del 1938, XVI anno dell’era fascista; ed è una delle tante che vengono segnalate esservi allora nelle chiese della nostra città. Per come ricorda anche il prof. Franco Amodeo, c’erano infatti marmi con frasi del Duce, oggi scomparsi, anche all’interno della chiesa della Consolazione e pure in quella di Sant’Antonio.
Ma ancora per quanto riguarda la chiesa della Misericordia, oltre a San Bonaventura e a Mussolini, c’è da annotare anche un altro ricordo popolaresco. Infatti, in un attiguo cortiletto del sacro edifizio, patri Pippinu era solito allevare alcune galline e pure qualche coniglio; ed ecco che ogni giorno lo si vedeva uscire dalla chiesa con in mano un panareddu pieno di uova che lui, come usava allora, rivendeva a parti ri casa. Patri Micela, originario di Caccamo, e che era anche insegnante di religione, abitava proprio li a pochi passi nei pressi di piazza Gancia; ma qualche fedele, tra un Padre Nostro ed un’Ave Maria, pur di comprare quelle uova appena fatte e ancora belle calde, lo andava a trovare direttamente in chiesa. Quando si dice: “Non si vive di solo pane!”
CONTENUTO A CURA DI NANDO CIMINO
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