3.Fatti del giorno

Va bene assistere i genitori anziani ma non a discapito del coniuge

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É necessario stabilire dei limiti nella cura dei propri cari avanti negli anni. La priorità va
data alla moglie o al marito, con cui si deve essere “una carne sola”

Marco è molto disponibile con i genitori anziani. Un po’ troppo forse: appena lo chiamano,
anche per una sciocchezza, corre. Abbandonando immediatamente ciò che sta facendo,
cena compresa. E capita anche che a moglie e figli succeda di saltare gite o uscite con gli
amici già programmate perché “mamma ha bisogno di”.

La moglie comprende, sia l’affetto
che la riconoscenza che il dovere di assistenza, però…. Ci sarebbero anche cognati e
cognate, fratelli di suo marito, ma lui sembra il preferito dei genitori (è il più piccolo) e gli
altri lo lasciano fare, perché “lui ci tiene”, ma pure approfittandosene un po’. «È una
situazione frequente. Bisognerebbe capire quale bisogno si cela sotto l’urgenza di
prendersi cura dei propri genitori in modo eccessivamente solerte e cosa succederebbe se
delegasse qualcosa a un fratello», conferma Benedetta Comazzi, psicologa a Milano.

«Spesso entrano in gioco meccanismi che vanno da un legame simbiotico con la madre
alla speranza di ottenere finalmente un riconoscimento dai genitori che, magari,
nell’infanzia elogiavano sempre i più grandi; dal tentativo di espiare un senso di colpa per
una mancanza di gioventù all’impegnarsi per la famiglia d’origine per non pensare a
eventuali difficoltà nel proprio nucleo famigliare. Insomma, alla base c’è una dinamica
disfunzionale da un punto di vista psicologico, emotivo o affettivo e sarebbe bene
individuarla e scardinarla.

In ogni caso, è necessario stabilire limiti e confini: delineare un
ordine di priorità, tipo “È davvero necessario interrompere il pasto con la mia famiglia per
correre da loro perché c’è un’emergenza oppure posso aspettare di finire di mangiare?”.

Quando si è immersi in una situazione che costringe ad agire “sempre” in emergenza, si
finisce per perdere l’obiettività e sembra che tutto debba essere affrontato e risolto qui, ora
e subito, ma non è detto. Bisogna fare un passo indietro per cercare di vedere la
situazione in modo più razionale possibile e chiedersi ogni volta qual è la reale impellenza
della situazione.

Anche perché se si abitua la persona “esigente” a dare per scontato che i
suoi bisogni siano sempre prioritari e da soddisfare all’istante, via via farà sempre più
fatica a stare nella frustrazione dell’attesa del soddisfacimento del suo bisogno, di
qualunque entità esso sia. E quindi pretenderà che di essere soddisfatto immediatamente
anche quando è impossibile».

Per la moglie, o anche i figli, per quanto comprensivi, talvolta subentra la sensazione di
“venire sempre dopo”. Di più se i loro bisogni – essere accompagnati a una visita medica,
il colloquio con gli insegnanti, la spesa o anche un evento ludico, come un’uscita con gli
amici – è comunque meno importante di qualsiasi richiesta venga dai genitori. «Il coniuge
dovrebbe parlarne, aiutando l’altro a capire anche quali siano le conseguenze di questo
suo comportamento, valutando i pro e i contro e a razionalizzare la situazione per uscire
da questo stato di ansia anticipatoria e bisogno di agire in urgenza anche quando non
sarebbe necessario».

Anche invitandolo a riflettere anche su come i suoi fratelli – che
sono figli esattamente come lui, e avrebbero il diritto/dovere a loro volta di occuparsi dei
genitori anziani – potrebbero condividere con lui i bisogni oggettivi, ma anche le richieste
magari un po’ capricciose, degli anziani. «La riconoscenza è fondamentale, ma ci sono
relazioni figli-genitori in cui si finisce per iper-investire tutto nell’accudimento, rinunciando
anche all’investimento sano, naturale e funzionale nelle aree di vita in cui si dovrebbe
investire per sé e per il coniuge e i propri figli. Si deve imparare a equilibrare i bisogni di
tutti, con semplicità: se si deve andare fare la spesa per i genitori anziani, perché non farlo

con la moglie, trascorrendo insieme tempo al centro commerciale, guardando le vetrine e
facendo anche la spesa per la propria famiglia? Ciò che conta per “trovare una quadra” è
che ci renda conto innanzitutto che è importante trovarla».

Padre Giovanni Calcara, domenicano del Convento San Domenico di Palermo, ricorda
che «Secondo la Genesi, l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla donna per
essere una carne sola. La maturità nelle scelte implica anche un’assunzione di
responsabilità, sia nei confronti della famiglia di origine, verso la quale si deve avere
rispetto e riconoscenza, sia verso la moglie o il marito.

Padre Giovanni Calcara

I coniugi devono essere sempre
agire di comune accordo, cercando di rispettare le esigenze di tutti, ma rispettando la
priorità del tempo da dedicare a se stessi e alla propria famiglia. Si può anche coinvolgere
il coniuge nell’assistenza e di aiuto dei propri genitori, ma sempre tenendo conto che il
compito primario è quello del “ben-essere” della propria famiglia. La carità è un
comandamento dell’amore, ma va contestualizzata nella propria condizione di vita: le
persone consacrate hanno il primato di dedicarsi al prossimo; nel matrimonio il prossimo
sono il coniuge e i figli. Gli anziani spesso diventano egocentrici: e quindi vanno aiutati a
capire che non devono creare ostacoli nella comunione che il figlio ha l’obbligo di creare,
mantenere e vivere nella nuova famiglia che ha formato. Fare qualcosa insieme o anche
stare in silenzio a rilassarsi sul divano è necessario alla famiglia. Se si priva la famiglia del
necessario, viene meno il presupposto della condivisione e dell’unione familiare. E allora
cominciano la freddezza, i musi lunghi e un deterioramento progressivo che può portare
anche a cose più gravi. L’amore e il rispetto verso i genitori o viene condiviso nella famiglia
o non è più amore».

Mariateresa Truncellito
In “Maria con te” n. 22 del 2 giugno
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Redazione

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