Figli: al ristorante, in sala da ballo…o meglio a casa?

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A volte i genitori portano con sé i figli nello loro uscite, facendoli annoiare. Del resto anche gli adulti hanno diritto allo svago: allora come conciliare esigenze diverse?

Una giovane coppia, genitori di una bambina di 4 anni e un bambino di 7, ama uscire con
gli amici per andare al ristorante, al cinema e anche a ballare in locali vintage. Di più se
sono in vacanza. Appena possono, portano i piccoli con loro: i nonni li terrebbero volentieri
a dormire, ma i figli non vogliono sentire ragione.

Dicono che stanno benissimo, che
amano la compagnia e la musica, che ci sono anche altri bambini e che sperano che
presto si appassionino anche loro alla danza…. Ma qualcuno ha riferito alla nonna che,
dopo un po' di euforia, i ragazzini ciondolano – o addirittura dormono – su sedie e divanetti,
mentre mamma e papà sono in pista. «Premessa un po’ provocatoria: il problema di chi
è? Dei bambini, dei genitori, dei nonni? Prevale la preoccupazione che il benessere dei
piccoli possa risentirne o quello del giudizio altrui sulla capacità educativa dei grandi?» si
chiede Benedetta Comazzi, psicologa a Milano.

«Quando si diventa genitori, c’è una
trasformazione; non ci sono più in gioco solo i bisogni dell’adulto, ma subentrano quelli dei
figli, a seconda della loro età. E quindi occorre fronteggiare una costante mediazione tra le
due esigenze. È giusto occuparsi e preoccuparsi delle necessità peculiari dei bambini, ma
a volte ci facciamo scrupoli che vanno al di là del bisogno, immaginandoci danni che in
realtà non ci sono. In questo caso, mi sembra che la giovane coppia abbia raggiunto un
compromesso abbastanza adeguato tra il loro bisogno di uscire e quello dei figli di stare
con i genitori, scoprire nuove realtà e frequentare ambienti divertenti.

Ovviamente ci vuole
buon senso e senso della misura: tutte le sere sarebbe sbagliato, soprattutto per i bambini
che hanno bisogno anche di riposare le giuste ore di sonno – in particolare se al mattino
dopo si devono alzare per andare a scuola – e sarebbe sbagliato anche portare i minori in
una discoteca, a differenza di una sala da ballo (dove però a volte ci sono limiti di orario
per i bambini) o di un ristorante che prevede musica o karaoke. Nulla vieta di portare con
sé qualche gioco, qualche libro da colorare e qualche pastello, così che il bambino possa
fare anche qualche attività.

D’altra parte, siamo davvero sicuri che lasciare i figli sempre ai
nonni, oltre che mentre si è al lavoro anche per coltivare i propri hobby, sia più sano e
meno egoistico che portarli con sé ogni tanto, con un po’ di organizzazione? Il senso della
misura comprende naturalmente anche la possibilità di prendersi momenti di svago senza
figli, per coltivare la relazione di coppia, però ogni tanto, anche senza essere fanatici del
ballo, è bene sperimentarsi in occasioni sociali in compagnia dei bambini, perché danno la
sensazione del fatto che essere genitori non è limitante in assoluto. Vale la pena, semmai,
di tenere conto delle reazioni dei bambini: se a loro piace e non si annoiano, si divertono,
ogni tanto si può fare anche se a un certo punto si addormentano».

Per padre Giovanni Calcara, domenicano del Convento San Domenico di Palermo, «Non
bisogna mai dimenticare che i figli non sono una proprietà in esclusiva, né trofei da esibire,
ma un dono da custodire. Un conto è una festa per loro o una festa dei grandi una tantum,
un altro costringerli a orari che non sono consoni ai loro impegni scolastici, alla necessità
di mantenere fresca la loro mente e di conservarne le energie in vista delle tante attività,
sportive o di altro genere, che praticano oltre allo studio.

Padre Giovanni Calcara

La regolarità dei tempi del sonno
in età infantile e adolescenziale è fondamentale secondo medici e pedagogisti. Senza
contare che magari i bambini si annoiano o non hanno alcun interesse per i divertimenti
degli adulti. Volendo, ci si può anche organizzare facendo a turno per occuparsi dei
bambini di tutta la compagnia o per affidarli a una baby sitter. Non si tratta di rinunce, ma
di rispetto delle esigenze e del benessere psicofisico dei bambini, magari con qualche

compromesso, per esempio sul rientrare a casa un po’ prima dell’ora di chiusura della sala
da ballo».

Mariateresa Truncellito
in “Maria con te” n. 14, 7 aprile
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