La sua rilevanza era tale che in passato, anche negli atti ufficiali del nostro comune, essa veniva indicata come Chiesa Madre di Termini Bassa.
Diversi erano certo i tempi, allorché la città sembrava quasi divisa in due; ma di sicuro, ancora oggi, la chiesa della Madonna della Consolazione, elevata pure a santuario, non ha certo perso il suo fascino e la sua importanza. Bene ha perciò fatto il parroco don Diego Broccolo ad accogliervi, così come era in passato, le reliquie del Beato Agostino Novello, che vi sosteranno per la intera settimana. E quindi, in questa occasione, i termitani avranno la possibilità di pregare contemporaneamente ben due patroni. Si, perchè tra i numerosi santi venerati come protettori della città di Termini Imerese, c’è anche Santa Oliva; giovane martire, che fu patrona di Palermo ancor prima di Santa Rosalia, e che, da quel che si tramanda, era anticamente venerata proprio nella nostra chiesa della Consolazione.
Qui ci sono ancora oggi tracce di una cappella a Lei dedicata, e una nicchia dove, fino a qualche tempo fa, vi era esposta la bella statua oggetto di culto. La santa infatti, e sto cercando tracce in tal senso, doveva esser parecchio popolare proprio a Termini Bassa; e la sua festa culminava nei primi giorni di giugno.
E guarda caso le notizie più antiche che riguardano la vita di santa Oliva la siciliana, ci pervengono da un testo in volgare del XIV secolo ritrovato proprio a Termini Imerese. Ma vediamo cosa riporta a tal proposito lo storico Daniele Ronco nel suo scritto dal titolo “IL MAGGIO DI SANTA OLIVA: ORIGINE DELLA FORMA, SVILUPPO DELLA TRADIZIONE”
“La leggenda agiografica narra che Oliva nacque a Palermo nel 448 da nobilissimi genitori cristiani; era una giovinetta bellissima, dolce ed attraente, cara a tutti. Fin dai primi anni si consacrò al Signore e mostrava gran disprezzo degli onori e delle ricchezze e amava fare la carità ai poveri. Nell’anno 454 Genserico, re dei Vandali, conquista la Sicilia e occupa Palermo, portando il martirio per i cristiani. Oliva, tredicenne, prese a portare conforto ai carcerati, e cercava di esortare i cristiani alla saldezza nella fede. I Vandali, stupiti da tale forza d’animo, vedendo che nulla potevano contro la sua fede, non volendo martirizzarla per riguardo alla sua nobile casa, la inviarono a Tunisi, dove il governatore Amira avrebbe tentato di vincere la sua costanza. A Tunisi operò miracoli, iniziando a convertire i pagani, tanto che Amira ordinò che venisse relegata in un luogo deserto ma pieno di leoni, serpenti e dragoni, sperando che le belve potessero divorarla, o che morisse di fame. Là, invece, le fiere si prostravano a lei e visse tranquillamente per diversi anni. Un giorno, alcuni signori di Tunisi che andavano a caccia la trovarono e vista la sua gran bellezza volevano usarle violenza. Ma Oliva, con la parola del Signore riuscì a convertire anche loro. Amira, saputo che pure nel deserto compiva ancora conversioni, la fece arrestare e riportare in città e per farla apostatare la rinchiuse in carcere, la fece flagellare, scarnificare sull’aculeo, immergere in una caldaia di olio bollente, bruciacchiare, senza però né recarle alcun male, né farla recedere. Infine fu decapitata il giorno 10 giugno 463. Il suo corpo fu rapito da alcuni cristiani e portato a Palermo per essere seppellito…”
(Nella foto, gentilmente inviatami dall’amico Gaetano Spicuzza, la statua di Santa Oliva che si venera nella parrocchia della Consolazione). Testo a cura di Nando Cimino
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