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Eppure, per come dimostrano i documenti, anticamente era questo uno degli elementi caratterizzanti del nostro “fistinu”; fattore che, già due secoli fa e oltre, dava solennità all’evento e richiamava in città tantissimi pellegrini.
Il disegno originale d’epoca che vedete in foto, e che grazie anche all’impegno dell’amico Arch. Andrea Sansone, è stato possibile recuperare tra i vecchi faldoni ancora inesplorati del comune, risale ai primi dell’ottocento; e ci mostra il modo in cui, quando non c’era ancora la luce elettrica, venivano predisposte le luminarie in occasione della nostra festa patronale.
Si trattava di strutture in legno colorato a forma di piramide che venivano posizionate nella strada principale prossima alla chiesa, e intorno alla quale, su appositi supporti, si predisponevano centinaia di ciotole colorate di terracotta ripiene di olio lampante o di altra materia grassa con uno stoppino.
A sera, un piccolo esercito di addetti, provvedeva alla loro accensione che creava una atmosfera molto particolare e durava diverse ore fino ad esaurimento del “carburante”. Oltre alle strade, e con lo stesso sistema, veniva illuminato anche il prospetto della nostra chiesa Madre. In questo caso si faceva ricorso ad una imponente impalcatura di legno che veniva montata per l’occasione, e sulla quale, come a costituire degli originali disegni, erano posate le ciotole. L’altro documento manoscritto che vedete in foto, una nota spese che risale al 1843, riporta proprio di queste piramidi; che, da quel che se ne deduce, potevano raggiungere anche i 3 metri di altezza; e, in quel caso, erano state fatte arrivare da Trabia.
Insomma, così come a Palermo per il festino di Santa Rosalia, anche a Termini la ricorrenza del santo Patrono era uno spettacolo. Quindi anche in questo modo si onorava il Beato Agostino Novello; e in molti giungevano pure dai paesi vicini proprio per ammirarare la sua magnificenza.
CONTENUTO A CURA DI NANDO CIMINO
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