A Termini Imerese c’è pure “A strata ri l’ummira”

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Nessuno probabilmente se ne ricorda più; ma anticamente, ed è già documentato in un vecchio stradario cittadino, a Termini Imerese c’era una suggestiva viuzza a cui era stato dato il nome di “Vico dell’Ombra”.

La via si trovava, anzi, se pur non più segnata ancora li si trova, in confluenza con la centralissima via Vittorio Amedeo a pochi passi da piazza Umberto I; nel lato che si insinua all’interno del quartiere di Sales (a Ciba). Il perché di questo nome lo si può ipotizzare; infatti è cosi piccola e stretta, che il sole non vi batte mai.

Questo, per come qualche anziano ricorda, creava disagi ad una “povera” vecchietta che vi abitava, in corrispondenza dell’unica porta, ancora oggi visibile; e che, soprattutto quando c’era da asciugare i panni, era costretta a portarli nella adiacente via Spadaro, mettendoli appesi ad una canna sistemata fra due vecchie sedie di corda.

Si tramanda pure che in tempi passati, in questa via, larga non più di un metro e lunga circa venti, approfittando del buio della sera, capitava che si nascondesse anche qualche male intenzionato; pronto a compiere azioni malavitose nei confronti degli ignari passanti.

Durante il giorno però, e questo fin quasi gli anni settanta del novecento, la via dell’Ombra era comunque parecchio frequentata pure da quanti, dall’interno del quartiere, si recavano nella frequentatissima bottega di ron Cicciu D’Andrea; che in un vecchio caseggiato quasi ad angolo di strada, e proprio nella vicina via Vittorio Amedeo, gestiva una frequentatissima bottega di colori e minutaglia per la carpenteria.

Di quella bottega oggi è rimasta la sola porta d’ingresso, che vedete in foto, con i caratteristici sportelli laterali delle vetrine, dove il proprietario esponeva i suoi prodotti.

Ma il nome di via dell’Ombra, mi ha fatto venire in mente anche un tipico modo di dire siciliano, molto in uso anche nella nostra città, che era: “Pari abballa cu l’ummira”.

In genere questo appellativo veniva dato a quegli uomini di poco carattere, che si lasciavano facilmente trasportare o abbindolare dalle altrui opinioni, e non erano nemmeno in grado di mantenere la parola data. Spesso, e nemmeno tanto nascostamente, l’appellativo di “abballa cu l’ummira” o pure di “ammutta ca và”, era dato pure a quei mariti che si lasciavano comandare dalla moglie; cosa che nella società maschilista del passato, era ritenuta non degna di un vero uomo. Altri tempi!

CONTENUTO A CURA DI NANDO CIMINO
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