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A Palazzo Mazzarino a Palermo la mostra virtuale di Frida Kahlo

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Dopo il successo della mostra su van Gogh la scorsa primavera, dal 3 novembre a Palazzo Mazzarino, a Palermo , è stata presentata una splendida mostra sulla pittrice Frida Kahlo, molto tecnologica e moderna che davvero incuriosisce ed attrae anche grazie alla modalità di presentazione utilizzata.

Un viaggio virtuale in 4D che porta a conoscere la più grande artista contemporanea amata soprattutto dai più giovani.

Possibile poter apprezzare le opere più rilevanti di Frida, la storia d’amore con Diego Rivera, le frasi e le citazioni più famose che riconducono al suo pensiero personale e politico, alla sua libertà di donna, ai suoi sogni e desideri. In un’altra ala invece, una collezione delle fotografie che riconducono a tutti i passaggi della sua vita assieme ad alcuni oggetti, in particolare collane da lei indossate in alcuni autoritratti e fotografie che hanno permesso al mondo di poterla conoscere. In più, per gli appassionati, e anche possibile acquistare nell’area apposita del merchandising qualcosa di particolare da portare in ricordo. 

L’ artista messicana Frida Kahlo è diventata nel tempo una vera e propria icona femminista, espressione di libertà e indipendenza. Nella sua vita privata e nelle sue opere si libera da ogni tipo di pregiudizio e convenzione.

Sviluppa uno stile folcloristico e naif molto vicino al primitivismo, per indagare l’eredità culturale del proprio paese, le conseguenze del postcolonialismo, il ruolo della donna nella società e la propria identità. Rappresenta fatti e luoghi della propria vita mescolando realtà e fantasia, per questo motivo viene spesso definita una esponente del surrealismo e del realismo magico.  La sua residenza di famiglia a Coyoacán, conosciuta come La Casa Azul, è sede del museo Frida Kahlo dal 1958.

La mostra sarà aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00 e il sabato, la domenica e i festivi dalle 10.00 alle 21.00. I biglietti sono acquistabili su go2-ticketone e ciaotickets. Per informazioni è possibile scrivere a fridakahlovirtual@libero.it. 

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La storia di Frida Kahlo

Frida Kahlo raggiunge in fretta a uno stile personale studiando l’arte popolare messicana e in particolare le immagini votive popolari, creando un proprio repertorio di immagini ricco di piante e animali tipici del Messico; i simboli della religiosità popolare cattolica; i tessuti, fantasie e manufatti della cultura degli indios. Privilegia l’autoritratto (60 dipinti su un totale di 150), dipingendo eventi e luoghi significativi della propria storia personale. Utilizza elementi accostati in contrapposizione, tipici anche della cultura messicana, ma emblematici della sua esistenza: vita e morte, gioia e dolore; cartigli e fili a descrivere e indicare gli elementi della composizione.

La sua pittura diventa un’estensione del suo modo di vedere la vita: empatico, profondo ma necessariamente separato dalla realtà. Perché era per lei necessario vedersi e dipingersi in maniera distaccata, per allontanarsi dal dolore fisico e da quello emotivo e per sfuggire alla precarietà della propria esistenza, minata dai problemi di salute. 

Ha spesso riferito di essere nata nel 1910 (anziché nel 1907): un omaggio a una data fondamentale per la storia messicana.

Figlia di un fotografo ebreo , è la la terza di 4 figlie e quella più affine al padre per inclinazione artistica: condividono la passione per il disegno e la fotografia. Prende lezioni da Fernando Fernández. Ha 6 anni inizia ad avere problemi di 

salute: la gamba destra rimane più piccola dell’altra e la circolazione non funziona bene. Si pensa alla poliomielite ma in realtà Frida è nata con la spina bifida, che le procura dolori continui per tutta la vita. Sin da piccola cerca di nascondere il difetto indossando un calzino sopra l’altro nella gamba rimasta più sottile e corta ma a scuola le affibbiano comunque il nomignolo “Frida pata de palo”; da grande nasconde il difetto fisico con più fantasia, indossando pantaloni da uomo e poi le tipiche gonne messicane, ampie e colorate, facendo di sé stessa un’icona di spregiudicatezza e coraggio.  Il 17 settembre 1925, viaggiando su un autobus subisce un incidente dove riporta fratture multiple in tutto il corpo e deve rimanere a letto portando un busto di gesso per quasi un anno. 

I genitori cercano di aiutarla: adattano un cavalletto con uno specchio alla struttura del suo letto e le procurano colori a olio e pennelli. Frida cerca di occupare il tempo e distrarsi dal dolore, dipingendo ciò che aveva più vicino: sé stessa. Dipinge quotidianamente autoritratti creati su piccole tavole. Decide di diventare un’artista. Sposa il muralista Diego, lui di fa adorare intreccia relazioni con altre donne. Lei e Diego hanno a cuore l’indipendenza culturale messicana ma vi lavorano scegliendo strade apparentemente opposte: arte di denuncia per lui e introspezione e per lei. 

L’attivismo politico e gli ideali comuni non bastano: le numerose relazioni di lui, compresa Cristina la sorella minore di Frida portano nel 1934 a una separazione. Lei e Diego hanno a cuore l’indipendenza culturale messicana ma vi lavorano scegliendo strade apparentemente opposte: arte di denuncia per lui e introspezione e per lei. 

Nella capitale francese l’artista messicana frequentò i surrealisti facendosi scortare nei caffè degli artisti e in diversi locali ma trovò la città decadente. Fu la stessa pittrice a dichiarare di “Non essere mai stata surrealista Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”. Infatti nonostante l’accento sul dolore, sull’erotismo represso e sull’uso di figure ibride, la visione di Frida era ben lontana da quella surrealista, la sua immaginazione non era un modo per uscire dalla logica e immergersi nel subconscio, ma piuttosto il prodotto della sua vita che lei cercava di rendere accessibile attraverso il simbolismo. Raggiunge anche il sogno di poter insegnare arte nella prestigiosa scuola Esmeralda. Nel 1950 subisce 7 operazioni ed è costretta ad assumere ogni giorno antidolorifici, che ne influenzano pesantemente lo stile: le sue opere assumono tratti più sfumati e dalla pennellata più morbida e vengono eseguiti su supporti di carta, meno faticosi da reggere. Nel 1953 raggiunge il suo più grande obiettivo: la sua prima mostra personale in patria, a Città del Messico, alla quale partecipa rimanendo distesa su un letto a ruote. La situazione della gamba è sempre più compromessa. A seguito di complicazioni e sofferenze devono amputarla.

Nel 1953 raggiunge il suo più grande obiettivo: la sua prima mostra personale in patria, a Città del Messico, alla quale partecipa rimanendo distesa su un letto a ruote. Muore con un’ embolia polmonare nel 1954 anche se si pensa che sia stata lei ad uccidersi con una forte dose di farmaci da lei somministrata per farla finita e porre fine alle tante sofferenze.

 

 
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Matilde La Placa

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