26 novembre: giorno di festa a Termini Imerese

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Per la nostra città si trattò di una giornata veramente memorabile; della quale, ancora fin negli anni sessanta del secolo scorso, tanti anziani avevano memoria.
 
Il perché lo capirete subito leggendo il manifesto in foto, che il sindaco Salvatore De Luca Gallipoli, fece appendere per le vie di Termini il 28 novembre 1916.
 
Eravamo nel pieno della prima guerra mondiale, e il deputato termitano Francesco Aguglia, comunicava alla città di avere avuto conferma dal Ministro della Marina Ammiraglio Corsi, che uno dei nuovi cacciatorpedinieri della flotta militare italiana, sarebbe stato intitolato a Giuseppe La Masa. I documenti che vedete in foto, riesumati tra le vecchie carte della biblioteca Liciniana, sono la testimonianza viva di un altro pezzo di storia popolare della nostra città che in tanti non conoscono. Particolarmente interessante è uno dei telegrammi, in partenza da Roma, facente parte delle comunicazioni intercorse tra il deputato Aguglia, il sindaco di Termini e il Ministero; ed in cui, proprio a firma del Ministro Corsi, era così scritto:
“…Ricevuto suo gradito telegramma rinnovo espressione mio compiacimento aver potuto appagare nota codesta patriottica cittadinanza rendendo omaggio eroico generale La Masa.”
Quindi, anche l’ammiraglio Camillo Corsi, nato a Roma nel 1860 e morto nel 1921, in qualche modo incrociava la sua notevole carriera militare e politica, con la storia della nostra città.
Per come si legge in alcune note sul sito della Marina Militare Italiana, il La Masa, cacciatorpediniere dal 1917 al 1929 e torpediniera dal 1929 al 1943, era stato costruito nei cantieri Odero di Sestri Ponente a Genova. Il natante, il cui varo avvenne il 6 settembre del 1916, aveva una lunghezza di 73,5 metri e montava un motore a due turbine a vapore con quattro caldaie e due eliche, sviluppando una potenza di 16.000 hp.
 
L’imbarcazione, che poteva raggiungere la velocità massima di 30 nodi, aveva a bordo un equipaggio di 99 uomini e un armamento con 4 pezzi da 102/45 mm., 2 pezzi da 76/30 mm. E 4 tubi lanciasiluri da 450 mm.
 
Fra le note è riportato pure che il “nostro” La Masa, faceva parte di una classe di otto unità che comprendeva anche le gemelle Angelo Bassini, Agostino Bertani, Benedetto Cairoli, Giacinto Carini, Nicola Fabrizi, Giuseppe La Farina e Giacomo Medici. Il La Masa era attrezzato per la posa di mine, il lancio di bombe torpedini da getto e il dragaggio in corsa.
 
Per come risulta, l’imbarcazione che ebbe modo di partecipare a numerose azioni di guerra, venne modificata dopo il 1940 nella parte che riguardava gli armamenti. Triste fu però il suo destino; infatti alla proclamazione dell’armistizio, il “La Masa”, che si trovava nei cantieri del porto di Napoli per alcuni lavori di manutenzione, non potendo salpare e per evitare che venisse catturato, venne fatto affondare volontariamente dallo stesso equipaggio. Era l’undici settembre del 1943. Il motto che lo contraddistingueva era “Immutata fide”. Dopo quasi 30 anni dal suo varo, si concludeva così la storia del cacciatorpediniere “La Masa”; e con esso anche un altro piccolo pezzo di storia della nostra città.
(La foto del cacciatorpediniere La Masa è ripresa dal sito ufficiale della Marina Militare Italiana)


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