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Il potere del telecomando e l’autorità dei genitori

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Tutti gli accorgimenti per evitare che i più piccoli si imbattano in programmazioni non
adatte alla loro età come evidenziato dal report annuale del Moige.

Alzi la mano il genitore che, vendendo la tv insieme al suo bambino, non si è mai sentito a
disagio di fronte a un film, una notizia del tg, una parolaccia in un talkshow, uno spot o la
scenetta di un cartone. L’attenzione ai pericoli del web ha messo in po’ in ombra la tv, che
anni fa era molto più oggetto di “alert” da parte di psicologi ed educatori.

Ma i piccoli la
guardano ancora, eccome. Magari su smartphone e device elettronici, ma anche nel
salotto, mentre i nonni sono impegnati con le faccende di casa. Chi non l’ha mai persa
d’occhio è l’Osservatorio Media del MOIGE, Movimento Italiano Genitori, che ogni anno
redige “Un anno di zapping e di streaming”, guida mediatica con le pagelle del meglio e il
peggio di web, social e tv, tradizionale e on demand.

Per la stagione 2022-2023,
l’Osservatorio ha analizzato 300 prodotti con un’ottica family friendly, assegnando anche
dei premi a fiction, reality, programmi per bambini e ragazzi e comunicazioni commerciali
coerenti con i bisogni delle famiglie e dell’infanzia. L’ultima edizione della guida è diventata
una piattaforma digitale gratuita (www.moige.it/guida-un-anno-di-zapping/).

«Vorremmo
che tv e web fossero sempre più rispettosi del pubblico e delle fasce d’età che lo
compongono. Cioè non solo evitare che i minori abbiano accesso a contenuti non idonei,
ma soprattutto offrire contenuti di valore, che possano arricchire chi li guarda», spiega
Elisabetta Scala, responsabile dell’osservatorio media e vicepresidente del MOIGE.
«L’offerta è enorme, non c’è solo la tv, ma le piattaforme e i canali web: i genitori hanno più
rischi, ma anche più possibilità di scegliere trasmissioni e piattaforme valide, senza fare
zapping e o fermarsi a caso su ciò che è in onda in quel momento. C’è anche molta
qualità: Rai Gulp e Rai YoYo hanno un’attenzione molto alta verso i minori. Anche Disney+
o la tv commerciale hanno buoni prodotti, ma bisogna selezionare un po’ di più: c’è il
rischio di trovare cartoni animati per teen ager o addirittura per adulti (si pensi a I Simpson,
ai I Griffin o a molti manga) che non sono stati adattati ai bambini, ma dai genitori vengono
considerati programmi per i piccoli “a prescindere”. La nostra pubblicazione è un archivio
digitale che diventerà sempre più ricco di contenuti: si possono cercare i programmi per
titolo, genere, categoria (per esempio “programmi per bambini”) e leggere la scheda
critica». I genitori sono ancora poco consapevoli del rischio che i bambini vedano qualcosa
di non adatto: «Molti non impostano il parental control perché non sanno come si fa»,
continua Elisabetta Scala. «C’è poca informazione, mentre è attivabile sul digitale e su
tutte le piattaforme, comprese Netflix o Disney+. Allo stesso modo, è bene accedere al
canale ad hoc per i bambini: pensare che siccome “è Disney” tutto sia adatto per l’infanzia
è sbagliato. Anche su You Tube ci sono video non adatti per i bambini: meglio entrare in
YouTube Kids, una app con una selezione più alta, che comunque non esime il genitore
dall’esercitare un certo controllo».

Il rischio che il bambino incappi in trasmissioni
inappropriate è sempre alto, anche nel caso di programmi classificati come “per tutti”:
«Abbiamo chiesto alla Rai, che ha più obblighi in quanto servizio pubblico, una
segnalazione più precisa del bollino giallo “minori accompagnati”: ma di 6 anni o di 14?
Anche programmi di intrattenimento a volte hanno personaggi che durante un’intervista la
sparano grossa. Meglio non avere la tv accesa in sottofondo quando c’è tutta la famiglia, a
meno di una rigorosa selezione».

Quali sono i rischi di una esposizione precoce a
programmi non adatti per l’infanzia? «L'adulterazione: bambini che scimmiottano
atteggiamenti propri dei più grandi visti in tv. A volte, paure non espresse: pensiamo per
esempio a un conflitto familiare in una fiction. Con le scene di violenza, il rischio è duplice:
l’emulazione, con comportamenti aggressivi o, al contrario, l’assuefazione e quindi la

passività di fronte, per esempio, a un atto di bullismo in rete, nel AI, in classe o in una
chat».

Per padre Giovanni Calcara, domenicano del convento San Domenico di Palermo, «Ogni
approccio dei bambini alla tecnologia richiede una preparazione. Il crescere in “età, grazia
e sapienza” non è più scontato: se un manga mostra come uccidere un nemico o sferrare
colpi proibiti, il bambino deve essere accompagnato a capire cosa è possibile solo nella
fantasia, cosa è lecito nella realtà e cosa invece è violenza senza appello. Il genitore
dovrebbe guardare la tv col piccolo, per spiegargli ciò che avviene, anche durante gli spot
pubblicitari che possono ingenerare bisogni e frustrazioni. 

Padre Giovanni Calcara

Oppure, sarebbe utile farsi
raccontare ciò che ha visto, così da comprendere cosa ha recepito, se si è spaventato,
turbato, se ha frainteso un messaggio… Ci vorrebbe un’azione condivisa anche dagli
educatori, insegnanti e catechisti compresi per facilitare un approccio responsabile a tutto
il mondo dei media che adesso è praticamente sempre nella tasca dei bambini, sottoposti
a stimoli continui e talvolta estraniati dai rapporti diretti con gli altri, fratelli o altri bambini, in
balia del proprio divenne o della tv».

Mariateresa Truncellito
In “Maria con te”, n. 44 del 29 ottobre
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Redazione

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