Termini Imerese: quando da piazza Umberto I passava il treno

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La prima foto che qui vedete e per la quale ringrazio Fabio Chiaramonte, è veramente particolare; anzi direi unica. Ci fa infatti vedere la nostra piazza Umberto I, ma con l’aggiunta di qualcosa che penso sarà saltata agli occhi di tutti. Sul lato destro della pavimentazione si nota infatti un binario che la attraversa e tira dritto verso la via Vittorio Amedeo. Perchè, come mai? Siamo nel 1910; e da poco, con il taglio di centinaia di pergole che davano ottima uva, si era dato inizio ai lavori per la costruzione del nuovo carcere dei Cavallacci.
 
I lavori furono affidati alla impresa Agostino Balsamo di Giuseppe; ma la realizzazione dell’opera, che per contratto sarebbe dovuta durare 30 mesi, incontrò sin da subito alcune difficoltà. In particolare si rivelò problematico il poter reperire sul posto, o nelle più immediate vicinanze, l’enorme quantitativo di pietra occorrente. Si decise così di utilizzare il materiale estratto da una cava al belvedere, e quello proveniente dal vecchio castello ormai distrutto. C’era pure difficoltà nel trasporto delle grosse pietre da utilizzare per le fondamenta; e così si decise di costruire una piccola ferrovia montando dei binari che partendo proprio dal Belvedere attraversavano il piano del Duomo, poi la via del Monte, piazza Umberto I e via Vittorio Amedeo, fino a giungere al piano di Sant’Antonio e da qui nell’ex giardino dei Cappuccini dove il carcere doveva essere fabbricato.
 
Il trasporto, così come risulta dai documenti, venne assicurato da carrelli Decauville trainati da una locomotiva a scartamento ridotto, del tipo di quelli allora utilizzati anche nelle miniere o all’interno delle grandi fabbriche. La cosa fu accolta con curiosità dai termitani; e un mio zio materno, nato sul finire dell’ottocento, mi raccontava di come ogni giorno tanti termitani si fermassero per ore lungo il percorso per assistere al passaggio del “trenino” mentre, pure i bambini, approfittavano per giocare facendosi trasportare, se pur con qualche pericolo, aggrappati all’ultimo carrello. La stessa tecnica e sempre nello stesso periodo, per come peraltro ci documenta l’altra foto, venne usata anche per i lavori di costruzione del porto. In questo caso la pietra veniva prelevata dalla vicina cava di Monte Garofalo detta “mussu di lupa”. Le ferrovie Decauville avevano binari leggeri e non ancorati a terra in modo tale da essere facilmente spostati o rimossi. Il sistema era stato inventato dal francese Paul Decauville da cui aveva appunto preso il nome, e prevedeva l’utilizzo di carrelli bascullanti a due assi. Anche questo, come vedete, è un altro pezzo di storia popolare della nostra città che sicuramente merita di essere ricordato e fatto conoscere alle future generazioni.
 
 
 


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