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Nella confusione del momento, le donne anziane, comprese le vicine subito accorse, organizzavano quella che gli antichi romani chiamavano “conclamatio”. Era un vero e proprio rito che consisteva nel ripetere in continuazione, e ad alta voce, il nome del defunto; come se questi potesse ancora ascoltare quel disperato grido. Poi si procedeva a lavare il cadavere con acqua calda; anticamente lo si ungeva anche con particolari unguenti, mentre, in tempi a noi più vicini, semplicemente lo si profumava.
Conclusa questa operazione seguiva la vestizione mettendo al morto l’abito migliore e inserendo sotto la sua lingua una moneta. Questa usanza è ancora oggi praticata in tanti paesi della nostra Sicilia; ma il soldo, anziché essere messo in bocca, viene inserito in una tasca dell’abito. In seguito si provvedeva anche a chiudere gli occhi e, se necessario, anche la bocca. In quest’ultimo caso ci si aiutava con un fazzoletto bianco. Se si trattava di donna, gli si metteva fra le mani anche la coroncina del santo rosario; e, se vergine, ancor più giovane, la si vestiva di bianco.
Ma parliamo proprio del cuscino; che è il tema di cui ci stiamo occupando. In occasione di questo triste evento si prendeva un cuscino bianco, di quelli già presenti in casa e lo si svuotava, in parte, della lana che c’era all’interno. Infatti, prima di posarlo sul letto, e sulla parte dove avrebbe poggiato la testa il morto, quel cuscino sarebbe stato ben riempito di foglie. In genere si utilizzavano quelle di agrumi. Tutto ciò aveva un suo particolare aspetto simbolico; infatti, in molte antiche culture, quelle di arancio venivano associate al paradiso, mentre quelle dei limoni alla salvezza. Ma spesso, all’interno di quel cuscino, venivano messe anche alcune foglie verdi di alloro, spezzettate. Queste infatti oltre che tornare utili per il loro profumo; erano simbolicamente associate, e ancora oggi è così, alla immortalità e alla gloria eterna.
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