Termini Imerese ai tempi del jukebox

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Al Belvedere di Termini imerese si sono scritte piccole pagine di storia contemporanea che inevitabilmente hanno segnato le nostre vite.
 
Da fidanzati piuttosto che da semplici innamorati, studenti o lavoratori, accompagnati dalla musica del jukebox di Cicciuzzu, dal profumo di caldarroste o dalla immancabile calia e semenza salata (quella che bruciava le labbra!) ogni termitano ha trascorso in quel luogo magico ore, pomeriggi, giorni, settimane, mesi, anni. Una vita!
 
Ogni sera, freddo o caldo che ci fosse, era festa. Lo “spettacolo” di Viale Principe di Piemonte gremito da migliaia di giovani non si fermava mai. Illuminato dal serpentone di auto e moto che si districavano tra i tanti che preferivano passeggiare sulla strada piuttosto che sugli ampi marciapiedi.
 
Dalla sala giochi di Don Pasquale proveniva dai flipper multicolore il caratteristico tintinnio superato, di tanto in tanto, da una giocata sin troppo vigorosa al calcio balilla.
In lontananza, la dolce musica del piano bar alla pasticceria Boscarino con l’immancabile “champagne” di Peppino di Capri.
 
A volte, improvvisamente, il brusio dei giovani e la musica venivano interrotte dalle sirene dei mezzi di soccorso dei Vigili del Fuoco (al tempo con sede ove oggi si trova lo Shiagu’) che tra mille difficoltà cercavano spazio per raggiungere il luogo dell’incidente.
 
I mezzi speciali della Autoscuola Mannisi parcheggiati tra la via Castellana e il Belvedere, ricordo in particolare un camion di colore verde e un bus giallo bianco.
 
Siamo cresciuti senza iPhone, Social o agi di alcun tipo. Si respirava però a pieni polmoni aria di libertà, si viveva con leggerezza non con superficialità, nel rispetto del prossimo, soprattutto degli amici più fragili.
Eravamo una famiglia.
Figli di una Termini Imerese che non c’è più.
 
Foto tratta dal profilo di Marisa Rainieri


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