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L’aiuto che genitori e suoceri danno nel prendersi cura dei figli e della casa è stesso fondamentale. Ma quando si vuole restare da soli come si fa a non sembrare ingrati?
Una situazione molto comune in Italia, dove la famiglia sopperisce a molte mancanze dello Stato sociale: la suocera si occupa dei bambini e/o della cura della casa – pulizie, stirare, cucinare…- mentre i figli sono al lavoro.
Un grande e prezioso aiuto, senza contare il piacere di rientrare e trovare la casa pulita, la biancheria nei cassetti e la cena pronta. Ma, come sempre, c’è l’altra faccia della medaglia: ricatti affettivi, rinfacci o anche semplici aspettative da parte della nonna-factotum, come quella di continuare il ménage anche nella casa delle vacanze, quando invece figlio o figlia e nuora o genero vorrebbero finalmente godersi i bambini e gestirsi da soli.
D’altra parte, non è bello che dopo aver “approfittato” della disponibilità della suocera, ora i beneficiari la taglino fuori senza troppi complimenti. Però è anche vero che lei non dovrebbe vivere l’aiuto che dà ai suoi figli come un “senza di me non sapete fare niente”…
«L’elemento più importante in casi come questo è la comunicazione assertiva. Dei propri bisogni e dei propri vissuti emotivi», sottolinea Benedetta Comazzi, psicologa a Milano. «Ma prima, sembra banale, ma la soluzione è ridurre il più possibile le situazioni di dipendenza dalla suocera/madre. Meno approfitto di lei, meno lei si sentirà in diritto di chiedere qualcosa in cambio, anche se ciò non sempre è possibile. Se non lo è, è importante comunque cercare di stabilire delle regole chiare, prima di iniziare questo tipo di “collaborazione”, in modo da lasciare meno spazio per interpretazioni, aspettative o pretese». Perché prevenire è meglio che curare…
«È utile anche ridimensionare ciò che si dà», continua la psicologa. «Molto spesso le nonne aiutano sia per amore, sia perché hanno bisogno di sentirsi utili, indispensabili e sia per non farsi mancare l’affetto e anche una propria sorta di dipendenza dai figli: “Faccio sì che tu non possa fare a meno di me, e io mi garantisco così la tua presenza costante”.
Quando la suocera chiede di andare in vacanza con i figli, sta esprimendo un suo bisogno: di affetto, di compagnia, di sentirsi al sicuro. E quindi glielo si può concedere, ma con equilibrio: per esempio, proponendole di andare in vacanza insieme per una settimana, per riservarsene un’altra per la coppia con i bambini. Non mettendola di fronte al fatto compiuto, manifestando totale disinteresse per ciò che vorrebbe lei (e quindi generando frustrazione e rabbia), ma giocando con un po’ d’anticipo e spiegandole quali sono le ragioni alla base di questa scelta: come l’importanza per i genitori di stare più tempo insieme ai bambini, trovare nuovi equilibri, stabilire nuove regole (si sa che le nonne sono in genere più accondiscendenti) e così via.
Altra possibilità, darle dei riconoscimenti più frequenti, ma più piccoli: “Facciamo insieme più pranzi della domenica insieme o qualche weekend durante l’anno, ma poi le vacanze le facciamo per conto nostro”. Ed è anche possibile proporre alla suocera soluzioni “integrative” oltre alla settimana in famiglia, per esempio di considerare la proposta della parrocchia di vacanze o viaggi organizzati per gli anziani dove andarci con una amica».
Secondo padre Giovanni Calcara, domenicano del convento San Domenico di Palermo, «In occasione dell’ultima Giornata mondiale degli anziani e dei nonni, papa Francesco ha ricordato che gli anziani non sono uno scarto, anzi. E a Lisbona ha detto ai giovani “Per prima cosa andate a trovare i vostri nonni”. Gli anziani sono spesso lasciati soli dai figli che, per ragioni di lavoro, devono spostarsi lontano. D’altra parte, quando sono vicini, sono una risorsa, perché danno la possibilità alla famiglia di risparmiare i soldi da destinare alla aiuto domestico o alla babysitter in molti luoghi dove asili e nidi non ci sono o sono carenti. Spesso la presenza dei nonni fa la differenza tra diventare genitori di un figlio unico o di più bambini. Poi però se i genitori sono lontani tutto il giorno dai piccoli e stanno con loro solo qualche ora alla sera, è legittimo che le vacanze vengano considerate uno spazio di recupero tutto per loro, anche per essere presenti nella crescita emotiva ed educativa (divieti compresi, considerando che di solito i nonni sono più “buoni”).
E allora è necessario far capire ai nonni, con gentilezza, amore e i dovuti modi, che anche loro hanno bisogno di vacanza… dai nipotini. Lo stacco è necessario per recuperare gli amici, i rapporti con i loro coetanei, il tempo libero per dedicarsi alle attività che preferiscono, anche in parrocchia o nei centri di aggregazione, e a cui durante l’annodevono rinunciare per seguire i bambini: presentare il temporaneo “distacco” non come una punizione o un “toglierli dai piedi” perché non c’è più bisogno di loro, ma come il giusto e indispensabile riposo – anche fisico – ai cui hanno diritto».
Mariateresa Truncellito
In “Maria con te” n. 33 del 13 agosto
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