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Il boss di cosa nostra è morto: Matteo Messina Denaro stroncato da un tumore al colon, aveva 61 anni

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Il boss di cosa nostra Matteo Messina Denaro è morto.

Era ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale de L’Aquila dove prima del decesso era in coma irreversibile.

Dopo trent’anni di latitanza Messina Denaro è stato arrestato lo scorso 16 gennaio mentre si recava alla clinica La Maddalena di Palermo per sottoposti alla chemioterapia per combattere il cancro al colon.

Il boss era malato da oltre tre anni ed era sottoposto a cure specifiche, ultimamente i medici non gli avevano dato grandi speranze di guarigione.

Dopo l’arresto le sue condizioni si sono aggravate fino a portarlo alla morte

L’inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Trapani) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

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Figlio del vecchio capomafia di Castelvetrano (Tp) Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, era latitante dall’estate del 1993, quando in una lettera scritta alla fidanzata dell’epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l’inizio della sua vita da Primula Rossa. “Sentirai parlare di me – le scrisse, facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue – mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità”.

Il capomafia trapanese è stato condannato all’ergastolo per decine di omicidi, tra i quali quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia, per le stragi del ’92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del ’93 a Milano, Firenze e Roma. Messina Denaro era l’ultimo boss mafioso di “prima grandezza” ancora ricercato.

Per il suo arresto, negli anni, sono stati impegnati centinaia di uomini delle forze dell’ordine. Una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni, e Bernando Provenzano, riuscito a evitare la galera per 38 anni.


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Redazione

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