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Omicidio Roberta Siragusa: il 9 ottobre prima udienza del processo d’appello a Pietro Morreale

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Il processo per l’omicidio della giovane diciassettenne di Caccamo, Roberta Siragusa, avvenuta nella notte tra il 23 e il 24 gennaio del 2020, approda in appello.
La prima udienza davanti alla seconda sezione per il processo d’appello è fissata per il 9 ottobre prossimo.
In primo grado l’ex fidanzato di Roberta, Pietro Morreale è stato condannato all’ergastolo e, in attesa dell’appello, ha chiesto la scarcerazione (clicca qui) ma la sua richiesta è stata rigettata.
Il difensore dell’imputato, l’avvocato Gaetano Giunta, ha fatto ricorso contro la sentenza che ha accolto in pieno la ricostruzione della Procura di Termini Imerese.
«Preferisco non pubblicare più gli articoli sulla Giustizia per Roberta – afferma la madre di Roberta Siragusa, Iana Brancato – Il 9 ottobre si avvicina, saranno i nostri grandi avvocati, che stimo tantissimo, a difendere Roberta con la loro serietà e professionalità. I veri processi si svolgono dentro le aule di tribunale – continua mamma Iana -. Saranno gli atti a parlare dove dimostreranno tutta la verità».
Mamma Iana e Roberta
«Roberta Siragusa, è il simbolo delle esistenze violate, stroncate – afferma uno dei legali della famiglia Siragusa-Brancato, avvocato Giuseppe Canzone – A lei il mio paterno impegno a lottare quotidianamente, affinché queste barbarie siano prevenute e non solo adeguatamente punite».
Intanto, la La Corte ha dichiarato Pietro Morreale interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale per la durata della pena.
La corte ha condannato il giovane al risarcimento del danno nei confronti della madre della vittima Iana Brancato per 225 mila euro, al padre Filippo Siragusa, per 229 mila euro e al fratello Dario, per 209 mila euro e della nonna Maria Barone per 117 mila euro. Pietro Morreale dovrà risarcire il Comune di Caccamo con una provvisionale esecutiva di 15 mila euro.

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Respinte le richieste di risarcimento da parte di alcune associazioni che si battono contro la violenza sulle donne. Il padre, la madre e il fratello di Roberta si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Sergio Burgio, Giovanni Castronovo, Giuseppe Canzone, Simona La Verde.


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Redazione

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