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Termini Imerese: c’era una volta “A strata ri Gincanigghia”

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Questo post mi è stato sollecitato qualche tempo fa dall’amico Agostino Freciano; incuriosito da questa scritta che vedete in foto, e che, se pur sbiadita, è ancora identificabile.
La si trova sul muro di un vecchio magazzino nei pressi del nostro cimitero; e, dal punto di vista della toponomastica, potremmo considerarla un vero e proprio reperto archeologico. Essa ci da infatti testimonianza di quella che era l’antica denominazione della attuale via Palermo.
Il primo nome alla strada, ripreso da quello della contrada, venne infatti dato in epoca successiva alla costruzione del cimitero. Di ciò abbiamo certezza grazie ad uno stradario del 1878 che riporta la via Giancaniglia come prosecuzione della via Garibaldi; via quest’ultima, che allora, così come oggi, aveva termine proprio davanti alla antica porta della città. Sull’origine del nome Giancaniglia, che qualcuno riporta pure come Ciancaniglia, ovvero con la C iniziale, poco si sa attualmente.
E’ da escludere, almeno così ritiene lo studioso Antonio Contino, che esso, come a volte accade, possa essere attribuito al cognome o al soprannome di una famiglia che in quella zona aveva delle proprietà terriere. Sappiamo pure, e ce ne da conferma lo stesso Contino, che tale denominazione era già riportata in taluni atti notarili del quindicesimo secolo; quindi possiamo affermare con certezza, che questo luogo si chiama così da almeno seicento anni. Il sito è di particolare importanza dal punto di vista storico-archeologico; ne parla infatti anche lo studioso Giosuè Meli nel 1961 sulla rivista specializzata “Quaternaria”, indicandovi una grotta dove, alla profondità di 25 metri, sarebbero stati rinvenuti reperti riferibili al periodo detto del Paleolitico Medio. Recente anche la scoperta di antiche tombe monumentali di epoca romana e di parti di una chiesa riconducibile all’età bizantina (VI° – IX° sec. d.C.) –
Le mie ricerche mi hanno poi portato a risalire al periodo in cui alla via venne cambiato nome, facendola diventare via Palermo. Il documento è quello che vedete nella seconda foto, e reca la data del 2 settembre del 1935; siamo quindi durante il ventennio fascista, e infatti la delibera è a firma del Podestà Roberto Verrone.
Nello stesso periodo, e lo si rileva da un altro documento che ho avuto modo di consultare, in questa via aveva la sua sede il mulino del signor Antonino Badalì di Rosario; che dicono fosse tra i più frequentati della città. Li, ad alcune decine di metri, sul prospetto di una casa, c’era pure una meridiana, oggi pressochè scomparsa, e che tutti chiamavano “u roggiu cu suli”. Quasi di fronte alla casa con la meridiana, ovvero scendendo sul lato sinistro fuori porta Palermo, c’era pure una grandissima vasca. Tanti anziani ancora se ne ricordano; perchè in quella vasca, e questo pare successe fin nei primi anni del dopoguerra, venivano convogliate gran parte delle acque reflue che, attraverso un apposito canale, scendevano dalla via Monachelle.
Praticamente una fogna a cielo aperto, che tanti contadini utilizzavano per irrigare i loro giardini nella vasta zona del Mazziere, allora non ancora cementificata. Sicuramente l’odore che si avvertiva passando non doveva essere proprio piacevole; ma, a quanto pare, i prodotti della campagna crescevano rigogliosi e abbondanti. Al servizio di quanti passavano dalla Via Giancaniglia, e degli abitanti del vicino quartiere fuori Porta Palermo, nella zona c’era anche una “putia” di generi alimentari che, attraverso un elenco comunale, ho potuto rilevare appartenesse a tale don Vincenzo Aglieri Rinella.
Nella parte iniziale della via Giancaniglia, quasi davanti al camposanto, c’era anche una grande croce di legno. Mi si racconta a tal proposito che tanti jardinara, proprio con l’approssimarsi del 14 settembre, giorno dedicato alla esaltazione della Santa Croce, salendo per la strada dei Mulinelli, di ritorno dalla piana del San Leonardo, in segno di devozione vi appendessero grappoli di uva.
Questa antica croce, per qualche tempo scomparsa, è stata recentemente ritrovata sepolta sotto i rovi; e, da quel che mi si dice, verrà rimessa al suo posto quando saranno ultimati i lavori di ampliamento del cimitero. Sulla vecchia via Giancaniglia c’è pure da aggiungere che, fin nei primi anni del novecento, quando la strada era ancora in terra battuta, veniva posta la partenza delle corse dei cavalli (berberi) popolarmente conosciute come “i cursi ri giannetti”; gare che venivano ogni anno organizzate in occasione del festino in onore del Beato Agostino Novello.
A margine di quanto fin qui scritto vi riporto pure di un altro aspetto popolare che riguarda proprio questa zona. Infatti, giusto a causa della presenza del camposanto, tanti nostri anziani, quando gli si chiedeva quanti anni avessero, erano soliti rispondere: “Sugnu arrivatu vicinu a Giancanigghia”; riferendosi ovviamente al fatto che si sentivano prossimi alla morte, ovvero vicini al cimitero!

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Redazione

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