Termini Imerese: vi ricordate quando le scuole cominciavano il primo ottobre?

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Appartengo a quella generazione che ha frequentato le scuole elementari negli anni cinquanta. A quei tempi gli istituti di ogni ordine e grado riaprivano contemporaneamente il 1° di ottobre, giorno di San Remigio.

Noi delle elementari, io ho iniziato nel 1955, sembravamo dei soldatini; tutti rigorosamente in grembiulino nero con un enorme colletto bianco ed il fiocco azzurro.

Le aule erano spartane; vecchi banchi di legno a due posti, una lavagna nera, una cattedra, e niente riscaldamento. A me capitò di frequentare i primi due anni delle elementari in un vecchio stabile vicino piazza Sant’Antonio fuori porta Caccamo, chiamato le case Pirrone; probabilmente dal nome del proprietario.

Ricordo che sia la strada che la piazza erano ancora in terra battuta; e in inverno, camminando a piedi, così si usava allora, capitava che ci si sporcasse le “misere” scarpe; spesso anche bucate per il troppo uso. C’erano bambini che non potendo permettersi altro, anche d’inverno calzavano i sandali estivi con le calzette ed i pantaloncini corti.

La mia prima maestra, che ancora ricordo con particolare affetto, fu la signora Giovanna Stanislao Sansone. Ogni mattina, quando entrava in classe, tutti ci alzavamo rispettosamente in piedi per salutarla.

Prima di iniziare le lezioni ci si faceva il segno della croce e si recitava la preghiera del Padre Nostro; la prima cosa che imparammo a memoria. Di fronte a noi, nella parete bianca ed umidiccia, un bel Crocifisso a cui tutti, con le mani giunte, rivolgevamo lo sguardo. Ricordo ancora una anziana bidella, che già ai primi freddi, girava per la scuola con un vecchio berretto di lana in testa, ed in mano “u panareddu” di lamiera ottonata con il carbone acceso, giusto per scaldarsi un pò. Praticamente ci mancava tutto; ma non l’armonia, l’amicizia e la semplicità.

Il 1° ottobre del 1976 fu l’ultimo anno in cui in Italia le scuole iniziarono tutte nello stesso giorno; si concludeva un’epoca. Nel frattempo, in nome della laicità, via via sparirono i Crocifissi dalle aule, e fu vietato recitare preghiere; il Padre Nostro diventò politicamente scorretto! A scuola non si va più a piedi ma in motorino o accompagnati da mamma e papà magari con il SUV. Le nostre cartelle di cartone pressato sono state sostituite da zaini firmati; così come le scarpe.

Le scuole hanno i banchi nuovi e belli lisci, computer e TV digitali, e le aule con riscaldamento ed infissi a prova di spiffero; altrimenti, al primo freddo, tutti pronti, compresi i genitori, a organizzare un qualche sciopero “picchì i picciriddi sentunu friddu”. Poi scopri che spesso quei picciriddi, sono gli stessi che in pieno inverno e magari pure sotto la pioggia, sfrecciano anche di sera per le strade con motorini e bici elettriche.

Oggi si ha praticamente tutto ma non si è mai contenti di niente. Per noi, quando si sbagliava, c’erano le bacchettate del maestro; ed a casa, se parlavi, ti davano pure il resto. Oggi al primo rimprovero dei professori o al primo brutto voto, ecco i genitori, esagitati, subito pronti a protestare; e magari qualcuno anche a far ricorso al giudice o allo psicologo, perché il figlio si è traumatizzato. Ormai è il mondo alla rovescia!

A proposito: “Qualcuno mi ha riconosciuto nella foto”? – Avevo 5 annuzzi!


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