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L’anziano, ex console dei pescatori, e già allora ottantaduenne, ricordava perfettamente, narrandolo con dovizia di particolari, che anticamente alla processione del Santo Patrono, oltre alle confraternite, partecipavano pure i consolati dei lavoratori della città. Tutti sfilavano con i loro stendardi, secondo un ordine prestabilito; e, cosa oggi impensabile, uscivano portando ognuno in processione anche la statua del proprio santo protettore.
Il signor Palmisano sicuramente non farneticava; perchè, sempre a tal proposito, pure lo storico termitano don Giò Andrea Guarino, riportando di ciò che era accaduto nel 1760 così scriveva:
“…doveasi nel 3° giorno fare la Solenne Processione; e perché dovea essere più Solenne dell’altre fatte nell’anni trascorsi, molto più, che vi furono aggiunti molte statue dè Santi Patroni, che furono pure colle sue Bare esposte nella Nave della Maggior Chiesa di nostra Città, come di Santo Rocco, Santa Marina, San Calogero Confessore, ed’altri Santi….e doppo vi fù un bellissimo, e grande giuoco di fuoco, finendosi tutta la Festa con somm’applauso, e trionfo non solo dè Terminesi, ma anco delli Forestieri di molte parti in gran numero concorsi…”
Immaginate voi quindi quante vare e quanti fedeli a rendere omaggio al Beato Agostino Novello; e quanto doveva esser lunga quella processione. C’era infatti il consolato dei pescatori, quello dei giardinieri, dei macinatori, dei linaioli, dei sarti, dei ferrai, dei mastri d’ascia, dei bottai, dei muratori e dei calzolai. Ed infatti, lo stesso prof. Ricotta, appreso del racconto del Palmisano, a sua volta così commentava:
“…A questo punto è facile immaginare quale solennità dovessero avere in quel tempo quelle processioni, nel susseguirsi interminabile di corporazioni, di stendardi, di fiaccole…i soli pescatori, mi si dice, erano più di 400…Alle bare splendidamente ornate con fantasia barocca, complicata talvolta da colonnine, archi infiorati e cappelloni…Molti andavano scalzi…con le sole calze bianche andava la confraternita della Madonna della neve…”
Consentitemi perciò di pensare che la nostra processione del Beato Agostino Novello, dovesse essere allora tra le più belle e più solenni di Sicilia se non d’Italia. Cosa ci è rimasto oggi di quel passato?
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