Questa specie, di cui si sente parlare spesso negli ultimi mesi, è arrivata anche nelle nostre acque.
Le foto che vi proponiamo sono gli esemplari pescati da due ragazzi due giorni fà, al porticciolo turistico della frazione di Trabia.
Ma cos’è il granchio blu? Perché desta tanto scalpore la sua presenza?
Il granchio reale blu, granchio blu o granchio azzurro (Callinectes sapidus Rathbun, 1896) è un crostaceo decapode, nello specifico un granchio della famiglia dei Portunidi. È una specie autoctona delle coste atlantiche del continente americano.
La specie è originaria della sponda occidentale dell’oceano Atlantico, dove vive lungo le coste dell’intero continente americano, dalla Nuova Scozia all’Argentina, spingendosi anche lungo i corsi dei fiumi, poiché è in grado di tollerare salinità inferiori al tre per mille. Tramite l’acqua incamerata per zavorrare le navi, la specie è stata accidentalmente introdotta in numerose altre parti del mondo (Mare del Nord, Mar Baltico, Mar Nero, Mediterraneo, Mar Giallo).
In Italia i primi avvistamenti ufficiali riguardano Marina di Grado e la Laguna di Venezia e datano, rispettivamente, 1949 e 1951; poi, in ordine di tempo, ci sono le segnalazioni per il porto di Genova (1965) e per la Sicilia (1970).
La specie misura fino a 15 cm di lunghezza e 23 cm di larghezza: presenta corpo più largo che lungo, di forma ellittica, con due spuntoni ai due lati del corpo e margine anteriore seghettato. Le zampe sono piuttosto allungate, col primo paio tramutato in chele, più grandi nei maschi rispetto alle femmine: il colore del corpo è verde oliva superiormente, mentre il ventre è bianco-azzurrino e le zampe presentano l’attaccatura e la parte terminale di un colore blu intenso.
Durante il periodo della muta, sull’ultimo paio di zampe, appiattite ed adattate al nuoto, appaiono delle macchioline rosa, che acquistano via via colore divenendo sempre più rosse man mano che la muta si avvicina.
La femmina può deporre oltre 2 milioni di uova.
Il granchio reale blu è una specie aliena e invasiva: si è adattato, seppur inizialmente con qualche difficoltà, al clima del Mediterraneo con ormai accertati danni all’itticoltura e alla coltivazione dei molluschi, anche per via della sua ecologia riproduttiva. Può inoltre rovinare alcuni tipi di reti da pesca con le proprie chele ed introdursi negli allevamenti di pesci e altri animali acquatici danneggiandoli.
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