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Se un figlio deve recuperare alcune materie a settembre, lo stress ricade su tutti i familiari. Le ferie possono saltare oppure diventare un incubo. Che fare?
La scuola finalmente è finita. Ma non per Pietro: ha concluso l’anno con un paio di insufficienze – matematica e fisica al liceo sportivo – e per recuperare i debiti formativi passerà l’estate sui libri, per affrontare l’esame di riparazione prima dell’inizio della scuola. La famiglia non sta a guardare: a parte pagargli lezioni private, papà e mamma intendono ripetere insieme a lui lezioni e compiti e hanno chiesto anche ad Anna, la sorella minore ma più diligente, di aiutarlo a studiare.
È giusto, ma fino a che punto? Rimane svogliato e così non si prenderà la sue responsabilità? E le vacanze di tutta la famiglia – compresa la sorella che ha fatto il suo dovere – non rischiano diessere rovinate?
Quello di Pietro non è un caso isolato, anzi: secondo i dati del Miur, ogni anno circa il 42% dei ragazzi viene promosso con debiti, e di questi solo uno su quattro li recupera, anche se nel corso dell’anno le scuole offrono corsi ad hoc, ripetizioni e attività di sostegno. «È importante aiutare i propri figli dando loro gli strumenti giusti perché possano provare a recuperare i debiti: e quindi ripetizioni, corsi, lezioni collettive.
Poi però è il ragazzo o la ragazza che si devono attivare per utilizzarli e farli fruttare», avverte Benedetta Comazzi, psicologa a Milano. «Assumendosi le proprie responsabilità e quindi gestendo in proprio gli appuntamenti con l’insegnante, chiamandolo di persona e organizzando con lui l’agenda».
Le vacanze non devono venire compromesse da ciò: «Né quelle del genitore né quelle del ragazzo. È importante che vengano preservate, anche perché così lui capisca il concetto del limite: “Non posso fare come voglio e condizionare tutta la famiglia. Devo studiare e recuperare, ma non ho tre mesi, perché a un certo punto andremo tutti in vacanza.
Quindi devo riuscirci nel tempo che ho a disposizione”», spiega l’esperta. «Ciò è molto educativo, ma è anche giusto che lui stesso possa godersi le vacanze: anche per evitare il rischio che la frustrazione derivante dall’attribuirgli la responsabilità delle ferie saltate per tutta la famiglia possa inficiare l’atmosfera in casa. In ogni caso, non si può essere produttivi ed efficienti costantemente, le pause sono necessarie. E comunque anche nella località di villeggiatura si può continuare a studiare, dedicando qualche momento specifico della giornata».
Perché tutto questo avvenga nel modo più proficuo, è importante impostare un programma, con regole chiare. «Il genitore può mostrare al figlio l’organizzazione del tempo e delle cose da fare, il ritmo per ripassare il programma e punti più ostici così da riuscire a fare tutto. Lasciando però poi a lui la responsabilità di seguire o meno questo “calendario”, senza sostituirsi al ragazzo».
Per padre Giovanni Calcara, domenicano del convento San Domenico di Palermo, «Il ragazzo non si deve sentire punito o messo sotto accusa. Ma è opportuno fargli capire anche se durante l’anno non è stato capace di focalizzare le sue energie o non ci sono state le condizioni perché lui potesse rendere a scuola – perché a volte i ragazzi sono distratti da impegni che diventano prioritari, come uno sport agonistico o lo studio di uno strumento musicale, oltre che da amici e hobby – lo studio estivo è una opportunità di recupero della preparazione culturale. Necessaria non solo per superare l’esame e non perdere l’anno – che non è tanto una brutta figura, ma il ritardo nell’accesso all’università o al mondo del lavoro – ma anche come crescita umana». Poi, secondo padre Giovanni, si cresce non perché si sanno tutti i trucchi per usare il computer o lo smartphone,
«ma quando si capisce l’importanza alle proprie responsabilità. E quindi gestione del tempo – mezza giornata per lo studio, il resto per andare in piscina o al parco, per esempio, senza ritmi ossessivi sui libri – e anche delle risorse. Se i soldi devono essere destinati alle lezioni private, si dovranno limitare le spese per vacanze e weekend con gli amici, perché ciascuno deve fare il proprio dovere: se la famiglia fornisce il sostegno economico e, magari, deve modificare le date per le ferie per tenere conto degli esami, anche il ragazzo o la ragazza deve fare la sua parte».
Quanto al sostegno e alla complicità dei genitori, anche solo sotto forma di interesse “Cosa sei riuscito a fare, hai ancora dei dubbi su questo argomento?”, «Va bene, è anche un modo per capire meglio interessi e predisposizioni del figlio, in vista della prosecuzione degli studi o della ricerca di un lavoro. Ma è anche utile motivare il ragazzo suggerendogli di provare a studiare con altri compagni in difficoltà, così da mantenere quell’atmosfera cameratesca e di sostegno reciproco tipica della scuola e alleggerire la fatica e la noia, e la tentazione di rinviare lo studio alle ultime settimane prima degli esami».
Mariateresa Truncellito
In “Maria con te” n. 29 del 16 luglio
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