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Tribunale Termini Imerese: una condanna e un’assoluzione per l’aggressione a un termitano pestato a sangue

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Una condanna a nove mesi di carcere per Antonio Cometa e un’assoluzione per Salvatore Scarcipino Pattarello. La decisione per i due termitani arriva dal giudice del tribunale di Termini Imerese, Fabio Stuppia.

Il Cometa, sessant’anni, è stato condannato per il reato di violenza privata e percosse, invece è stato assolto con formula piena “perchè il fatto non sussiste” dall’accusa di minacce gravissime.

Salvatore Scarcipino Pattarello, 25 anni, è stato assolto per non aver commesso il reato di percosse e violenza privata e perchè il fatto non sussiste per il reato di minacce gravissime.

Avv. Claudia Di Gati

«Ho creduto sin dalle prime battute del processo alla innocenza del mio assistito – ha affermato l’avvocato Claudia Di Gati, difensore di Salvatore Scarcipino – dirimenti sono stare le dichiarazioni contraddittorie della parte offesa e il dichiarato dei testi che hanno provato la totale estraneità dello Scarcipino. Sono pienamente soddisfatta del risultato ottenuto  – ha concluso l’avvocato Di Gati – frutto di una lettura attenta e consapevole del decidente di tutto il materiale probatorio e degli spunti offerti dalla difesa in sede prima dibattimentale e successivamente in discussione».

 La vicenda risale al 30 luglio 2019, quando i due imputati avrebbero, secondo l’accusa, aggredito A. M., termitano percettore di reddito di cittadinanza. La violenza si era scatenata alle 17.25 nella centralissima piazza Umberto I di Termini Imerese. Il giovane era stato colpito con calci e pugni al volto, minacciato e intimidito al punto the dopo non ha più potuto condurre una vita serena.

La vittima del pestaggio, a seguito dei colpi subiti, era stato trasportato in ospedale con un ematoma all’occhio sinistro giudicato guaribile in cinque giorni.

Nell’occasione A. M. aveva raccontato agli inquirenti che Cometa avrebbe sferrato pugni mentre Scarcipino con la sua presenza sul posto prima “rafforzava” la valenza della forma intimidatoria manifestata da Cometa e comunque interveniva bloccandolo e ostacolandolo nella sua difesa.

Successivamente, it termitano aggredito avrebbe ricevuto due buste con missive inquietanti all’indirizzo della residenza della madre. La prima lettera il giorno stesso dell’aggressione: c’era disegnata una pistola ed erano presenti le lettere per comporre la frase “sei uno sbirro infame”.

Il giorno successivo aveva sportp querela per lesioni personali e minacce, grazie alle quale gli inquirenti hanno cominciato a indagare ma intanto era arrivata una secondo lettera anonima, recapitata sempre a casa della madre.

Questa volta dentro era stato inserito un coltello in plastica e un’altra base minatoria. Diversi i testimoni sentiti nella fate dibattimentale, ma comunque nessuno dei quai presente all’atto dell’aggressione (nemmeno i titolari delle attività commerciali della zona).

Un episodio cruento che però è  “sfuggito” a passanti e testimoni chiamati in causa della parte offesa. Le schermaglie erano iniziate il giorno prima quando Cometa avrebbe accusato A. M. di “camminare con sbirri”, ovvero confidenti delle forze dell’ordine.

II giorno dopo in piazza Umberto I raccontava A. M. che sarebbe stato aggredito da Cometa e che questi era accompagnato da quattro o cinque persone che non conosceva e che intervenivano per fermarlo solo quando cercava di difendersi dall’aggressione del Cometa. L’inchiesta è stata condotta dai carabinieri del reparto territoriale di Termini Imerese.

FONTE FABIO LO BONO GDS

 
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Redazione

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