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Adozioni a distanza: un grandissimo gesto d’amore

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E’ possibile prendersi cura di bambini orfani o abbandonati anche senza muoversi da casa, offrendo loro un aiuto economico e tanto affetto

Oltre 200 milioni: tanti sono i bambini abbandonati in tutto il mondo e accolti negli orfanotrofi. Bambini soli, senza mamma e papà né parenti o in situazioni di grave fragilità familiare. Qualcosa per loro possiamo fare tutti: con una adozione a distanza, un gesto d’amore che può renderci “genitori” facendo arrivare loro affetto, cure, protezione e sostegno psicologico.

«L’adozione a distanza è un aiuto concreto per un bambino specifico, ma c’è anche la possibilità di aiutare una comunità di bambini seguendo un progetto, un singolo orfanotrofio o una comunità famigliare in Italia», spiega Mara Androsiglio che si occupa di sostegno a distanza e gestione donatori per Ai.Bi., Associazione Amici dei Bambini, un’organizzazione non governativa costituita da un movimento di famiglie adottive e affidatarie che dal 1986 combatte l’emergenza abbandono in Italia e in 34 Paesi esteri. «In Ai.Bi. diamo così la possibilità di contribuire anche con piccole quote al benessere di minori orfani o che vivono in famiglie – a volte con un solo genitore o con i nonni – in grave difficoltà economica. In Kenya, per esempio, seguiamo i bambini di due istituti, ma anche gli alunni di una scuola che alla sera tornano nelle loro casa».

La cifra con cui li si sostiene è fissa: per il solo sostenitore che si occupa di un singolo bambino – diventandone una figura di riferimento durante la sua crescita – il contributo è di 50 euro al mese; 25 euro per il sostegno comunitario all’estero e 10 euro in Italia, destinati al cibo, alle cure sanitarie, alla scuola. Spiega Mara Androsiglio: «Chi opta per il sostegno singolo, può leggere le storie di vita dei bambini che proponiamo sul nostro sito (https://www.aibi.it/ita/adozione-a-distanza/).

Poi sarà l’adulto a decidere se presentarsi e cominciare una corrispondenza col bambino, mandando foto sue e della sua famiglia e di eventuali animali domestici: i bambini sono molto curiosi di conoscere chi li sta aiutando da un Paese che si chiama Italia! Noi mandiamo le lettere ai nostri volontari che vivono nei Paesi dove si trovano i bambini, il nostro tramite e i nostri “occhi”. Loro vanno negli istituti, si incaricano di tradurre le lettere e di mandare risposte e foto, ma anche di acquistare in loco eventuali regali, per esempio matite o quaderni, in occasione del Natale o del compleanno del piccolo, evitando così che vadano persi durante la spedizione».

C’è un tempo minimo nel quale impegnarsi? «Noi non abbiamo messo limiti, ma di solito le persone seguono il bambino a lungo, finché, per esempio, non ha terminato il ciclo delle scuole primarie, ha raggiunto l’indipendenza o è stato adottato, come per fortuna avviene molto spesso in Bolivia. In altri Paesi, purtroppo, le adozioni sono molto più difficili da ottenere, ma, per esempio in Kenya, lavoriamo sulla reintegrazione famigliare e sull’educazione culturale quando il bambino viene affidato a un istituto perché, per esempio, rischia un matrimonio precoce o l’infibulazione».

Ci sono sostenitori che chiedono di conoscere i bambini loro abbinati: «È possibile, con l’opportuna organizzazione del viaggio e della permanenza, e una preparazione dell’adulto e del minore». Per l’Italia, Ai.Bi. ha un progetto di sostegno a distanza che si chiama “Fame di Mamma”: «Si può sostenere anche una comunità familiare, cioè una mamma e un papà che accolgono alcuni minori in difficoltà per un periodo». In ogni caso, l’adozione a distanza ha un valore educativo per tutte la famiglia: «I nostri bambini si rendono conto che ci sono piccoli come loro che non potranno mai avere i loro giochi o i loro vestiti e decidono di condividere la loro fortuna. Di recente, gli scolari di una classe terza elementare, sensibilizzati dalla maestra, hanno deciso di destinare le loro paghette alla scuola che sosteniamo in Ghana, accompagnata da una lettera scritta a mano a tutti loro».

Per padre Giovanni Calcara, domenicano del Convento San Domenico di Palermo, «Riprendiamo l’insegnamento di Gesù: “Quello che avrete fatto a uno di quei piccoli, l’avrete fatto a me”. È importante spiegare quante forme di carità e di solidarietà sono possibili oggi, oltre al volontariato che, per quanto bello, non raggiunge larghe fasce della popolazione mondiale per le quali manca non solo il cibo, ma anche l’istruzione. Come diceva don Primo Mazzolari,

“La prima rivoluzione avviene a scuola”: e pensiamo quanto ciò può valere nei paesi dove domina l’integralismo islamico che priva le bambine del diritto allo studio. Quindi oltre al valore etico, morale, religioso un’adozione a distanza – anche con cifre irrisorie che noi spendiamo per una pizza – permette di sensibilizzare i nostri ragazzi, che spesso non hanno la minima cognizione di cosa significa alla loro età essere privi del necessario e grazie una loro piccola rinuncia i “fratellini a distanza” possono mangiare o andare a scuola. Occorre solo prudenza nella scelta dell’associazione a cui affidarsi, senza farsi abbagliare da un testimonial più o meno famoso, ma optando per organismi di comprovata serietà».  

 

Mariateresa Truncellito

In “Maria con te” n. 25 del 18 giugno

 
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Redazione

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