Termini Imerese: la via Abate Balsamo com’era

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Incominciamo con il dire che la strada porta il nome di un nostro illustre concittadino, ovvero Paolo Balsamo; personaggio di spicco che fu bibliotecario del re, ma anche professore all’Università di Palermo, e parlamentare siciliano.
 
La via Abate Balsamo anticamente era una bella e gradevole scalinata con la caratteristica pavimentazione in ciotoli di mare.
Vi si affacciavano povere case abitate da gente semplice e cordiale, per lo più contadini; ed in una di queste, ad angolo con la via Gullo, era nato nel 1764 proprio Paolo Balsamo.
 
In questa strada c’era anche un mulino, gestito da tale don Mimì e, fin nei primi anni sessanta del novecento, pure un bottaio u zzu Ninu; che aveva la sua “officina” nella parte alta della strada ad angolo con la via Alfredo La Manna. Ma proprio in estate, e questo fin verso la fine degli anni cinquanta, la strada, vista dal basso, sembrava un vero e proprio tappeto rosso. Infatti tanti di coloro che abitavano da quelle parti, approfittando del fatto che per la sua ampiezza era battuta per molte ore dal sole, vi sistemavano le tavole sulle quali mettevano a seccare il pomodoro oppure ad asciugare la salsa per fare u strattu.
 
Era bello vedere tante donne con il fazzoletto in testa, affaccendate ad arriminari a sarsa ed intrattenersi in amichevoli conversazioni. E quel ciuciuliàri, senza il rumore delle auto, sembrava quasi musica quando si univa al melodioso canto di merli e cardellini che, poco sotto, girando l’angolo della via Diaz, don Petru teneva nelle sue gabbiette appese al muro della piccola putia dove vendeva mangimi, assoliu e minutaglia varia.
 
Incomparabile ed unico anche u ciauru che sapeva di cose buone e genuine e che, spandendosi nell’aria, creava una atmosfera campagnola dal sapore antico. Nonostante gli scalini non era raro vedervi scendere anche qualche carretto che da piazza Gancia prendeva d’accuzzu (scorciatoia), per raggiungere la via Diaz. E si sentiva così lo “stramazzare” delle ruote che sobbalzavano ad ogni gradino; mentre il carrettiere, opportunamente sceso a terra, tratteneva per le briglie il mulo per evitare che scivolasse sui ciotoli.
Per alcuni anni, proprio in prossimità di una delle vie adiacenti, dove per tanto tempo fece da ornamento pure un grosso glicine, durante il mese di Agosto si allestiva anche una bella cappella in onore dell’Assunta; e a sera la strada tornava ad animarsi e tutto il vicinato si riuniva per cantar lodi e pregare. Da quelle parti transitava spesso anche Melu Bertolino, un anziano poeta che abitava nella vicina via Pusateri, e che non mancava di deliziare i presenti con i suoi estemporanei versi.
Oggi di tutto questo rimane solo il lontano ricordo di quanti quegli anni li hanno vissuti; e nella via, ormai ricoperti dal cemento, sono scomparsi pure i gradini.


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