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Il documento che vedete in foto risale al 1794 ed anche questo, così come quello pubblicato ieri, ci da contezza di un malcostume atavico, diffuso tra i cittadini di Termini Imerese; ovvero quello di buttare immondizia per le strade. Il problema aveva evidentemente oltrepassato i limiti della decenza; e fu così che i giurati dell’epoca intervennero drasticamente prevedendo anche la galera per coloro che non rispettavano le regole del vivere civile.
Nella fattispecie il verbale faceva riferimento anche a coloro i quali, non avendo in casa il cosiddetto “corso” (u cussu) ovvero un adeguato condotto, invece di recarsi in un luogo apposito svuotavano nascostamente u càntaru con relative urine e feci per le strade, e vi abbandonavano anche altri tipi di spazzatura. Ma ecco tra l’altro cosa si legge nel documento: “…si ordina del pari provvede e comanda, che veruna persona ordisca gettare le sporchezze in luogo veruno di questa città; ma solamente in parte di quelli luoghi designati munnizzari…”
Nessuna raccolta porta a porta quindi; ma erano gli stessi cittadini che dovevano farsi carico di conferire la spazzatura nei luoghi assegnati.
Coloro che in casa non erano dotati dei condotti di scarico fognario, erano obbligati a dotarsene nel giro di otto giorni. Non facendolo, e quindi continuando a sporcare la città, avrebbero subito una multa di onze una. Lo stesso documento precisa che nel caso si fosse trattato di poveri che non erano in grado di pagare, la multa per abbandono di rifiuti, veniva commutata in una pena detentiva fino ad un mese di carcere. Insomma si usavano le maniere forti e valeva il principio del detto siciliano “…Poviru si, ma lordu picchì”? Ma era il 1794 ovvero oltre due secoli fa!
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