Un figlio in arrivo…anche sui social

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E’ un modo per condividere la gioiosa novità con più persone, ma non va sottovalutato il
rischio di possibili critiche e imprevisti

Un paio di scarpine, un fiocco. Lo scatto della pancia scoperta. O il pancione variamente
dipinto: la fantasia sui social media si sbizzarrisce anche quando viene annunciata una
gravidanza a parenti, amici, seguaci e pubblico vario.

C’è chi posta foto artistiche di mamma e papà per far capire che a breve ci sarà un nuovo membro della famiglia e chi fa vedere direttamente l’ecografia. L’attesa di un bambino è una grande gioia. Ma cosa
succede se poi qualcosa va storto?

Bisogna spiegarlo sui social? C’è anche chi si pone il
problema del rischio di ferire coppie di conoscenti che provano ad avere un figlio da tanto
tempo e non ci riescono: non potrebbe sembrare un “vanto”? E allora condividere sì o no
un momento tanto intimo come la gravidanza? 

«I social fanno ormai parte della nastra vita a tutti gli effetti, e dal momento in cui vengono
utilizzati per condividere la propria quotidianità, vi rientra anche una gravidanza»,
sottolinea Benedetta Comazzi, psicologa a Milano. «Del resto, si tratta di strumenti di
comunicazione, come una volta lo erano il telefono e le lettere, anche se ci permettono di
arrivare a più persone nello stesso momento. A ciò però si aggiunge certamente un
fenomeno di emulazione sociale: se tutte le amiche lo hanno fatto, si ha paura di essere
da meno se non lo si fa. Poi c’è anche un certo bisogno di esporsi, di guadagnare un po’ di
celebrità, tanto più per annuncio che porta con sé molto amore, molta felicità e anche
affetto degli altri nei nostri confronti, e quindi gratificazione».

La modalità virtuale ha anche un altro risvolto: «Si ha la sensazione di urlarlo al mondo intero, ma nello stesso tempo anche quella inconscia di non averlo fatto davvero, come se fosse meno tangibile: sono
coinvolte molte meno sensazioni di quelle che si provano quando la comunicazione è fatta
di persona, faccia a faccia e non dietro a uno schermo. E così è minore anche la
percezione delle conseguenze dell’averlo fatto e la consapevolezza. Però il fatto di
comunicare una notizia in una piazza tanto pubblica e vasta come sono i social comporta il
rischio di ricevere critiche e anche di esporsi a domande invadenti se qualcosa non va per
il verso giusto, rischiando di aggiungere dolore al dolore perché bisogna rendere conto di
quello che è successo, al di fuori dell’intimità di coppia».

Bisogna almeno avere qualche accortezza, suggerisce la psicologa: «Come non annunciare la gravidanza prima del
quarto mese. Se nei primi mesi la notizia rimane solo della coppia, questa dimensione un
po’ segreta crea anche uno spazio di unione, di riflessione, di preparazione al lieto evento,
facendo sì che la riservatezza diventi una risorsa per la coppia». Per quanto riguarda gli
amici che non hanno ancora avuto la gioia di un figlio, non c’è una regola assoluta: «È una
questione di sensibilità personale: se si fa un annuncio via social ai quattro venti sapendo
che c’è un amica che per lo stesso motivo sta attraversando un momento difficile,
obiettivamente si dimostra poca empatia. Però, al di là dei social, la gravidanza c’è e gli
amici vedranno crescere la pancia, sentiranno parlare del bebè in arrivo e quindi il
problema persiste al di là dello strumento comunicativo. Sarebbe meglio parlarne con la
coppia di amici prima di annunciarlo sui social, così che la notizia abbia un suono più
umano, più empatico, rispetto a un post su Instagram, così da poter esprimere pensieri,
sentimenti, scrupoli e le preoccupazioni, condividendoli con l’altro per renderlo partecipe e
fargli arrivare comunque la nostra vicinanza».
Per padre Giovanni Calcara, domenicano del convento di Soriano Calabro (Vibo Valentia),
«La vita è un dono di Dio e l’uomo è partecipa e collabora all’opera della creazione. Ogni
uomo che nasce è una scommessa di Dio sull’umanità, la prova che Lui continua ad
amarci. La vita è qualcosa di sacro e come tale deve essere vissuto. Se da una parte c’è il
legittimo desiderio di comunicare la gioia per l’arrivo di un bambino, lieto evento per

Padre Giovanni Calcara

antonomasia, non si dovrebbe scadere nella spettacolarizzazione che si usa per il lancio di
un nuovo prodotto: inaccettabile per la vita umana. Non solo per rispetto al principio che è
dono di Dio e non nostra, ma anche per le persone che soffrono perché non possono
avere un figlio o lottano con la burocrazia per un’adozione. Anche la moda di truccare,
dipingere, fotografare il seno materno, il “pancione”, come se fosse un oggetto da
mostrare ed esibire, fa dimenticare che lì è racchiusa una persona e che la sua dignità non
può essere messa in ridicolo. C’è una sorta mancanza di maturità, mentre bisogna
chiedersi: ma davvero non c’è un limite nell’esternare i propri sentimenti personali, le gioie
più intime?»

 
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