Fin nei primi anni del novecento nella zona del porto nei pressi degli attuali uffici della capitaneria, c’era ancora una grossa protuberanza rocciosa del Monte Garofalo detta “Muso di Porco” o di “Lupa” dove, a partire dal 1873, erano state aperte alcune cave di pietra calcarea da cui si estraevano i massi necessari per la realizzazione della base del molo di sopraflutto completato poi nel 1914. Vi riporto a tale proposito una notizia di cronaca che ho scovato nel “Bollettino dell’Ufficio del Lavoro” del Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio relativo al 1913, e che ci fa capire quanto difficili fossero, ancora in quegli anni, le condizioni di tanti lavoratori. Nel testo che vi trascrivo integralmente così si legge:
“Termini Imerese (Palermo) – L’impresa pei lavori del porto Vitale Adolfo occupava nella cava di pietra 16 minatori retribuiti in media con lire 4.50 al giorno per 10 ore di lavoro. Nel mese di ottobre, per l’avvicinarsi della stagione invernale, i 16 minatori occupati nella impresa per oltre quattro anni, cominciavano ad essere esuberanti, cosicchè per non licenziarli, l’impresa stessa propose loro di farli lavorare a turno settimanale, metà come minatori e metà come smassatori (con salario inferiore ai primi di circa 1 lira). Gli operai non volendo accettare tale patto il 21 ottobre scioperarono chiedendo di essere mantenuti tutti nel loro lavoro; ma poi con l’intervento dell’autorità di P.S. si adattarono al turno proposto dall’impresa e tornarono al lavoro il giorno successivo. Non erano organizzati. (Notizie dal prefetto e dall’impresa)”.
Io non so dirvi come andarono veramente i fatti ma quel “si adattarono”, dopo che era intervenuta la polizia, mi fa pensare a quanto, fin nei primi del novecento, fosse ancora complicato per i lavoratori rivendicare i propri diritti.
(Nella foto condivisa da Fabio Chiaramonte la cava del porto agli inizi del novecento)