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A sporgere la denuncia è la comunità dei docenti riunita su Facebook, denominata Professione Insegnante.
“Non vogliamo spillare soldi a nessuno, ma la violenza, verbale e non, contro gli insegnanti è un fenomeno drammatico e sempre più diffuso. Ed è sbagliato pensare che nascondendosi dietro allo schermo di un cellulare si possa dire qualunque cosa”. Queste le parole di Silvio Amato, portavoce del gruppo Facebook, in un’intervista rilasciata a “La Stampa”, che aggiunge: “Ho letto di tutto. Persino genitori che le danno ragione e la osannano. L’eco sui social è tale che tutti i principali quotidiani ne hanno dato notizia. Se avvenisse la stessa cosa quando un docente protesta per i propri diritti, sicuramente la categoria sarebbe ascoltata anziché essere ignorata da tutti. Offese all’intera categoria, offese inaccettabili che alcuni nei commenti sui social hanno anche osannato al grido di “sei tutti noi”. Mi chiedo cosa sarebbe successo se questa mamma avesse fatto la stessa cosa ad esempio nei confronti di un carabiniere, poliziotto, funzionario dello Stato. Sul caso della mamma di Palermo, nessuno è intervenuto per difenderci – conclude Amato -. Noi insegnanti non siamo solo dei lavoratori, il nostro lavoro ha una funziona sociale che va tutelata e difesa. Non c’entrano nulla i compiti, di quello si può discutere. Personalmente io nemmeno li assegno. Ma è importante non far passare come “normali” offese a un’intera categoria che svolge un lavoro bellissimo, complicato e importante per i nostri figli e per tutta la società”.
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