3.Fatti del giorno

La festa dei 18 anni? Un’idea “sballata”

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Una volta segnava il passaggio all’età della responsabilità e dell’autonomia, adesso è
diventata solo l’occasione per esibirsi e trasgredire

Il compimento della maggiore età è da sempre un rito di passaggio. In passato veniva
celebrato con la patente, l’esame di maturità, una vacanza in campeggio con gli amici
dell’oratorio, un’auto di terza mano. E magari una bicchierata a casa di chi disponeva di
una mansarda o di una taverna con uno stereo.

Oggi spesso “Il Diciottesimo” (con lamaiuscola) compleanno diventa una specie di competizione tra ragazze e ragazzi per
l’abito più firmato, il regalo più prestigioso – dalle vacanze in Australia al ritocco estetico –
la location più costosa per la festa, la stravaganza più assurda come la promessa di alcol
a fiumi per tutti, video e servizi fotografici fatti da professionisti e chi più ne ha più ne
metta.

Con la compiacenza dei genitori che pagano – magari indebitandosi – e
rivaleggiano a loro volta perché “i 18 si compiono una volta sola”. «È indubbio che a
questa età la ricerca dell’eccesso, dell’originalità a tutti i costi, dell’ostentazione è un modo
per affermarsi tra coetanei, guadagnare rispetto, ammirazione, invidia», commenta
Benedetta Comazzi, psicologa a Milano.

«L’adolescenza è la prima fase della vita in cui la
persona si confronta con la società, a cominciare dal gruppo dei pari. E cerca il modo
migliore, più bello, più eclatante o più originale per presentarsi. La competizione è un altro
elemento tipico della fase adolescenziale: spinge i ragazzi a mettersi in mostra, a
primeggiare perché l’identità si forma per omologazione da una parte e per contrasto
dall’altra. Senza dimenticare che viviamo in una società che dà un peso eccessivo ai
confronti, non valorizzando la bellezza delle differenze, ma il dover essere meglio
dell’altro». Il tutto si amplifica quando ciò si connette con un traguardo che dai ragazzi
viene percepito come molto importante: il 18° compleanno è il lasciapassare per fare
finalmente ciò che si vuole, la conquista della libertà. Aspettative più o meno realistiche
per giovani adulti che dipendono ancora dai genitori in tutto e per tutto.

«Che però derivano anche dal fatto che i ragazzini spesso vengono cresciuti con divieti e dinieghi
accompagnati dal “quando sarai maggiorenne allora farai ciò che vuoi” generando un
effetto boomerang», sottolinea l’esperta. «La maggiore età è sicuramente una tappa
importante, anche per la legge, ma viene più associata alla trasgressione delle regole che
alla dimensione valoriale. Aggiungiamoci il fatto che, oltre al marketing che spinge ciò che
dobbiamo desiderare (e comprare) viviamo nella società dell’apparenza: così è importante
è che della festa si parli, che sia quella che ha spopolato di più sui social, che divenga un
piccolo “fenomeno mediatico”».
Di fronte alle richieste eccessive di un figlio, che cosa dovrebbe fare un genitore?
«Innanzitutto interrogarsi su cosa ha saputo trasmettergli mentre cresceva», ammonisce
Benedetta Comazzi. «Se fa richieste insostenibili per il bilancio familiare o non in linea con
i valori in cui crede la famiglia o se padre e madre hanno paura di consentirgli di
partecipare a una festa dove scorrono “fiumi di alcol” vuol dire che è mancato qualcosa
nell’educazione e adesso che è un giovane adulto è sicuramente più difficile gestirne i
desideri. Un genitore farebbe di tutto per vedere il figlio felice, e quindi c’è chi arriva anche
a indebitarsi per pagargli una festa all’altezza di quella altrui. Ma vale la pena proporgli di
provare a organizzare una festa comunque bella e divertente con un budget accettabile,
magari condividendo l’evento con altri amici che festeggiano il compleanno: può essere
anche un gioco, una sfida con la quale creare complicità in tutta la famiglia facendosi
venire idee originali davvero e che non siano scorciatoie come “andiamo nel locale più
trendy della zona”».

Sul fatto che l’educazione deve essere costante e non aspettare la maggiore età dei figli,
concorda padre Giovanni Calcara, domenicano del convento di Soriano Calabro (Vibo

Valentia): «I genitori non sono più capaci di dare dei punti di riferimento ai figli perché la
competizione è entrata in gioco anche nella sfera degli affetti e dei rapporti personali:
l’altro è visto come qualcuno da superare – nel rendimento scolastico o sportivo,
nell’aspetto, nella popolarità – e non come un completamento di noi stessi. Le feste
esagerate sono solo uno dei tanti aspetti dell’esistenza che abbiamo mercificato. Come
Gesù cresceva “in età, sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini”, in passato la
maggiore età significava maturità, servizio militare, diritto di voto.

Padre Giovanni Calcara

Il passaggio al mondo degli adulti e delle responsabilità. Adesso i 18 anni sono solo una tappa intermedia nell’adolescenza, perché la persona ancora non è indipendente e quindi non è libera di poter decidere del proprio futuro e la festa diventa un’ostentazione fine a se stessa. I genitori dovrebbero mediare tra l’andazzo corrente nella società di oggi, la moda, e ciò che e essenziale, a cominciare dal valore della persona che va al di là dell’ostentare lusso o capacità di spesa».

 
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Redazione

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