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Lu vinticincu di marzu l’ancilu detti l’annunziu a Maria, e idda sirena c’arrispunniu: “Sia fatta la vuluntà di Diu”
Una mia anziana vicina di casa oggi non più in vita, ogni anno e proprio il 25 di marzo, era solita ripetere questa frase. Ciò era dovuto al fatto che quel giorno si festeggiava Maria Annunziata che qui a Termini aveva tantissimi devoti.
La chiesa che ne porta il titolo, e che con la sua splendida cupola azzurra maiolicata è simbolo paesaggistico oltre che religioso della nostra città, quel giorno si riempiva di fedeli e le celebrazioni venivano vissute con particolare fervore. Peraltro in quei giorni prossimi alla Pasqua, vi si svolgeva anche il rito penitenziale della cosiddetta “Calata ri tili” oggi purtroppo scomparso.
L’originario impianto di questa chiesa risale al XV° secolo mentre una successiva e quasi totale ricostruzione si ebbe due secoli dopo a cura di tale don Giuseppe Cioffo che allora ne era cappellano. Qui aveva la sua sede anche una congregazione e al suo interno vi si conservavano tantissime opere d’arte.
Fra queste il miracoloso Crocifisso Nero donato alla città da Sua Divina Maestà Re Alfonso di Castiglia e che oggi, così come un quadro dell’Annunciazione, si trovano in chiesa Madre. Rimane ancora al suo posto una splendida opera marmorea che raffigura la natività ed è considerata fra le più antiche esistenti in Sicilia.
La chiesa, che domina il popolare quartiere delle Rocchecelle, si trova all’interno di un grazioso giardino circondato da un vecchio muro su cui si apre uno scenografico portale che riporta al centro un bel bassorilievo che raffigura proprio la scena della Annunciazione. Ancora oggi a Termini, e proprio a ricordo di quella antica fede, tanti portano il nome di Nunzio e Nunzia; ed a loro va quindi l’augurio di buon onomastico.
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