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Genitori e suoceri vogliono aiutare, ma così a volte si finisce per invadere la privacy dei
futuri mamma e papà. Occorre equilibrio…
Alice, 27 anni, sta per avere il suo primo bambino. Non vede l’ora di conoscerlo, e poi di tornare a casa per goderselo con Alessandro, suo marito, che ha già ottenuto dall’azienda la possibilità di allungare il congedo di paternità con una settimana di ferie. Almeno all’inizio, non vorrebbe avere nessuno intorno e tanta intimità per tutti e tre. Ma Alessandro, invece, vorrebbe far venire i suoi da giù, ospitandoli in casa “così che possano darci una mano”.
La suocera però è abbastanza invadente, e la quasi mamma preferirebbe di no. Lui non è tranquillo: è la loro prima esperienza da genitori, forse Alice vede tutte rose e fiori e non immagina cha l’esperienza che li aspetta potrebbe essere più impegnativa di quanto pensa e che un aiuto potrebbe servire…
«È una situazione che si verifica molto spesso, con la ripresa dell’emigrazione interna di giovani che si spostano per studio o per lavoro», conferma Benedetta Comazzi, psicologa a Milano.
«È indubbio che le prime settimane di ritorno a casa dopo il parto sono molto delicate. E spesso l’unica persona che la neomamma vorrebbe accanto è il marito, non la suocera né una sorella, ma nemmeno sua madre. Anche perché nei primissimi giorni è fondamentale che la triade impari a conoscersi, a esplorarsi, a tararsi reciprocamente sui differenti ritmi che la famiglia deve assumere e le novità che comporta il prendersi cura di un bebè, in particolare il primogenito. La presenza di altre persone crea il rischio di dover affrontare due periodi di adattamento: quando c’è un “aiuto” e quando i parenti se ne vanno e la famiglia resta comunque da sola. La mamma ha bisogno di persone che le stiano vicine – il marito innanzitutto – ma deve anche imparare ad affrontare le difficoltà e gli imprevisti della maternità. In ogni caso, una richiesta di aiuto e di presenza in casa di una terza (o più) persona deve venire da lei, se ne sente il bisogno».
Si deve anche considerare il tipo di rapporto che c’è con i parenti: «Se non è sereno, nella neomamma può generarsi anche uno disagio psicosomatico con conseguenze imprevedibili», avverte Benedetta Comazzi. «A una mia paziente, per esempio, l’arrivo a Milano della suocera dalla Sicilia aveva creato un livello di stress così elevato da bloccarle la montata lattea». La priorità assoluta deve essere quindi data a mamma e bebè, ma non è giusto nemmeno negare ai neo-nonni un momento di così grande gioia: «Un compromesso, se abitano lontano, potrebbe essere quello di essere ospiti dei consuoceri, se vivono in zona», risponde la psicologa.
«Oppure di alloggiare in un hotel o in un b&b, così da condividere le stesse emozioni con gli altri nonni, invece che con i neo-genitori, da cui andare solo per alcune ore durante la giornata. Nei primi giorni di vita con un neonato è fondamentale anche il riposo, e se ci sono ospiti per casa, che magari fanno domande o osservazioni o elargiscono consigli, i neo-genitori si sentono comunque in dovere di occuparsi anche di loro e di essere all’altezza delle loro aspettative, minando il recupero delle energie. La mamma ha il diritto di sentirsi libera di girare per casa in pigiama, mentre il suo corpo subisce dei cambiamenti o ha postumi del parto e, di nuovo, altre persone potrebbero aumentare il disagio. Se proprio si vuole aiutare, meglio portare dei pasti pronti, occuparsi delle pulizie della casa o delle lavatrici: il tutto non per sminuire le figure dei nonni che, anzi, presto avranno un ruolo fondamentale nella vita del nipotino. Ma perché nei suoi primi giorni di vita è importante il legame che si deve creare tra lui la sua mamma e il suo papà, e il benessere della nuova famiglia».
Per padre Giovanni Calcara, domenicano del convento di Soriano Calabro (Vibo Valentia), «La nascita di un figlio desiderato e atteso è una gioia per tutta la famiglia. Ma non sempre si è preparati alla gestione, soprattutto nei primi giorni, di una creatura che assorbe tutta l’attenzione fisica, psichica, attitudinale della mamma. Se i nonni abitano nella stessa zona, di solito non ci sono problemi di “invadenza”, perché possono andare dai neo-genitori per qualche ora, occuparsi della spesa, permettere alla mamma di riposare tra una poppata e l’altra e così via, ma poi tornare a casa loro. Il problema si pone ovviamente quando la distanza impone un “obbligo” di ospitalità per i suoceri che offrono il loro aiuto.
È innegabile che una mano serva: alla coppia, al bambino e soprattutto alla mamma, di più se il parto è stato complicato e, magari, deve stare anche un po’ a letto. In ogni caso, è necessario trovare un equilibrio: per evitare il rischio di invadenza, può essere opportuno trovare una soluzione abitativa nei pressi della casa dei neo-genitori così da non pregiudicare l’intimità della coppia. Un’altra soluzione, se le condizioni della giovane famiglia lo consentono, può essere andare a partorire nel paese dei propri genitori, così da avere accanto la propria madre o la suocera – se i rapporti sono buoni – almeno per le prime settimane».
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